“Morti nelle proteste in Venezuela? Colpa di Maduro”

Parla il senatore Luis Alberto Orellana, italo-venezuelano, membro del Gruppo parlamentare per le Autonomie- Psi-Maie a Palazzo Madama, ex M5S

"Cosa accadrà domani in Venezuela con il voto per la nuova Costituente? Non lo so, ma la speranza è l'ultima a morire. Spero in un ripensamento all'ultimo minuto da parte del presidente Nicolas Maduro, in una sospensione della sua idea della Assemblea Costituente, per evitare spargimento di sangue nelle manifestazioni di piazza che ne potranno seguire. L'istituzione dell'Assemblea, che dovrà riscrivere le regole cardine del Paese, rischia di compromettere definitivamente la continuità democratica del Venezuela, che affonda le sue origini negli anni '50 del secolo scorso". Alla vigilia della votazione indetta dal governo per traghettare i venezuelani verso una riforma costituzionale, suonano come un appello, le parole del senatore Luis Alberto Orellana, italo-venezuelano, membro del Gruppo parlamentare per le Autonomie- Psi-Maie a Palazzo Madama, ex M5S, intervistato da LaPresse.

Orellana ha lanciato più volte appelli alla Comunità internazionale affinchè "intervenga per impedire l'ultima irreparabile violazione dei diritti democratici e civili" nel paese sudamericano, con cui ha stretti rapporti. Lei conosce bene la situazione venezuelana. Cosa succede in quel Paese?

I miei rapporti con il Venezuela sono anche familiari, mio padre vive lì, come parte della mia famiglia. E io stesso sono nato lì. Domani si andrà a votare per far eleggere la Costituente che Maduro vuol fare partire per riscrivere le regole fondamentali dello Stato, cosa che spero non accada, perché va in una direzione non voluta dai venezuelani che il 16 luglio scorso in un referendum, indetto dalla opposizione, in 7 milioni hanno detto di no a questa ipotesi. E hanno manifestato la volontà di un ritorno a una vera democrazia. Democrazia che con Maduro non c'è. Nel dicembre 2015 i due terzi dei venezuelani votarono per i partiti dell'opposizione, ma da allora non ci sono state più consultazioni elettorali, a fronte di una deriva antidemocratica.

Nelle proteste suscitate dalla scelta di Maduro si sono registrati oltre 100 morti. C'è anche una responsabilità delle opposizioni?

Le responsabilità sono in capo a Maduro e al Governo, anche se i partiti di opposizione possono avere fatto qualche errore di strategia. Maduro però ha forzato la mano. E gran parte dei membri del Tribunal supremo de justitia (Tsi) sono stati cambiati, proprio per non avere voci fuori dal coro.

Chi è uscito dal coro?

Recentemente a esprimersi nettamente contro la scelta di Maduro di cambiare le regole costituzionali con una nuova Costituente è stata Luisa Ortega Díaz, la procuratrice generale, che, in passato organica al regime dell'attuale presidente del Venezuela, condannò il noto dissidente Leopoldo López a 14 anni di carcere.

Che ruolo ha avuto la comunità internazionale e l'Italia rispetto alla situazione in Venezuela?

L'Italia, che è sempre stata critica, da quest'anno ha avuto una posizione ancora più netta rispetto all'aggravarsi della crisi. Ma ogni richiesta di cambiamento a Maduro viene rispedita al mittente, come la recente richiesta di ripensamento sulla Costituente formulata da Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Cosa pensa delle sanzioni nei confronti del Venezuela?

Credo siano una soluzione da soppesare e con cautela, anche se sono una ipotesi da non scartare. Ma non si deve bloccare l'arrivo di cibo in un Paese già allo stremo. Io credo che si debba ricorrere a sanzioni in capo alle persone.

Che ruolo ha la Chiesa venezuelana?

E' a fianco delle opposizioni. Ed è stata redarguita da Maduro.

Quali armi ha un parlamentare italiano per richiamare l'attenzione sulla situazione venezuelana?

Ho fatto interventi e mozioni in parlamento, conferenze stampa. Ho pochi strumenti, ma non si può rimanere passivi davanti ai morti in piazza e a un popolo che soffre la fame. Ho parenti in Venezuela e rapporti con i venezuelani: non posso girarmi dall'altra parte.