Il sistema basato sugli hotspot ha consentito progressi nella gestione dei migranti, ma bisognerebbe fare di più. In Italia "le strutture di accoglienza" non sono "appropriate per ricevere" in modo adeguato il numero di migranti in arrivo. Lo afferma in una nota la Corte dei conti dell'Unione europea, che ha pubblica una relazione speciale intitolata 'Relazione speciale La risposta dell'UE alla crisi dei rifugiati: il sistema basato sui punti di crisi (hotspot approach)'. Questo sistema ha contribuito a migliorare notevolmente la gestione dei flussi migratori in Italia e in Grecia, in circostanze molto difficili e continuamente mutevoli, ma per la Corte bisogna fare di più.
Sebbene per istituirli sia occorso più tempo di quanto previsto, per l'organismo gli hotspot hanno accresciuto le capacità di accoglienza di Italia e Grecia, hanno migliorato le procedure di registrazione e potenziato il coordinamento tra le varie agenzie. Tuttavia, la Corte fa sapere "di aver tuttora riscontrato che le strutture di accoglienza in entrambi i Paesi non erano appropriate per ricevere (Italia) o per alloggiare (Grecia) in modo adeguato il numero di migranti in arrivo". Il sistema richiede che i migranti siano indirizzati verso le appropriate procedure di follow up (domanda di asilo nazionale, ricollocazione in altro Stato membro, rimpatrio), spesso lunghe e soggette a colli di bottiglia, nell'ambito di competenza degli Stati membri, afferma la Corte. Essa avverte che il principale collo di bottiglia della ricollocazione è adesso costituito dai pochi impegni degli Stati membri. A settembre 2016, per l'Italia questi "avevano assunto solo 3.809 impegni formali, contro l'impegno complessivo assunto di ricollocare 34.953 persone".
La Corte aggiunge che, per entrambi i Paesi, un motivo di seria preoccupazione è la carenza di strutture adatte ad alloggiare minori non accompagnati e a trattare questi casi, stimati a 2.500 in Grecia e più di 20mila in Italia a fine settembre 2016. "Alla fine del 2016, vi era ancora una carenza di strutture adatte ad alloggiare minori non accompagnati e a trattare questi casi in linea con le norme internazionali, sia negli hotspot che al successivo livello di accoglienza", ha dichiarato Hans Gustaf Wessberg, uno dei due membri della Corte responsabili della relazione. "La questione – ha aggiunto – deve essere affrontata con urgenza".