Colombo (Aime) : I dazi di Trump? Un ritorno al Medioevo

Il presidente dell'associazione imprenditori europei dell'Agroalimentare, interviene dopo la presa di posizione Usa sui prodotti Ue

 "Donald Trump sbaglia: non si può parlare di dazi nell'era della globalizzazione online, dove tutto è a portata di un click. Esiste un mercato molto più vasto, su internet, che rende inutile ogni discorso incentrato sul concetto di 'barriere'. E' questo che il presidente degli Stati Uniti dimentica, dimostrando di guardare al passato. Al giorno d'oggi, non si può parlare di dazi come nel Medioevo". Sono le parole di Marco Colombo, presidente dell'Aime, l'associazione imprenditori europei dell'Agroalimentare.

Ritene che le mosse di Trump siano anacronistiche?

Assolutamente sì. Lo dimostra il fatto che a schierarsi contro di lui, in prima linea, sono stati proprio i grandi colossi americani come Facebook e Amazon. C'è una realtà di mercato che supera le barriere come lui le intende.

Quali ripercussioni teme per il settore che rappresenta?

Sono situazioni che ci fanno paura. Tuttavia credo che il made in Italy, che da sempre punta sulla qualità, non verrà penalizzato. Le uniche barriere che noi imprenditori possiamo concepire sono quelle qualitative e salutarie, nel senso che un prodotto deve essere valorizzato per le sue reali caratteristiche alimentari, nell'interesse del consumatore e della sua salute. E' in quest'ottica che adotteremo le nostre contromisure ai dazi targati Trump.

Quali contromisure possono essere adottate?

Proprio alla luce dei principi che animano il nostro made in Italy, ossia qualità e salute, non accetteremo di importare dall'America prodotti di multinazionali che vanno contro ogni sana regola nutrizionale, come merendine e  carni trattate con ormoni.

La vicenda dei dazi rientra nella preannunciata politica protezionistica di Trump. Prima com'era la situazione?

E' appunto una mossa politica, non commerciale. Prima di Trump c'era il cosiddetto TTIP, l'accordo commerciale teso a favorire gli interscambi tra America, Europa e Canada. Non favoriva le piccole produzioni locali costrette a cedere molto ai grandi marchi, ma era comunque una situazione migliore rispetto a quella prospettata dal presidente americano. Adesso, quest'ottica protezionistica, mi ricorda il famoso 'semaforo' dell'Inghilterra, che voleva mettere il bollino verde ai prodotti delle grandi multinazionali senza accertarne la qualità. E per noi imprenditori la qualità viene prima di tutto.