Si conferma in positivo l'America Latina. In Europa è aumentata dal 24,4% nel 2015 al 26,3% nel 2016

È aumentata, seppur di pochissimo, la percentuale mondiale delle donne presenti nei vari Parlamenti nazionali, passando dal 22,6% del 2015 al 23,3% del 2016. Lo rivela un rapporto dell'Unione Interparlamentaria (Ipu) precisando che negli ultimi dieci anni la cifra è cresciuta di circa 6,5 punti percentuali.

In occasione della Festa delle donne, l'Ipu ha presentato il suo rapporto annuale sulla presenza femminile nelle assemblee legislative del mondo. Dieci anni fa, nel 2006, le donne occupavano il 16,8% dei seggi: la crescita è lenta, rivela il documento, ma costante.
Ad esempio, nel 1995, solo l'11,3% dei deputati erano donne. Nel 2016, tra i seggi assegnati nelle 66 elezioni celebrate in 53 Paesi il 23,3% è occupato da donne.

Il maggior sviluppo e la maggiore retrocessione si registrano nei  Piccoli stati insulari in via di sviluppo (Sids) dove la dimensione minore dei vari Parlamenti ha un maggior impatto sulla percentuale dei seggi 'rosa'. Nel dicembre del 2016 le donne rappresentavano almeno il 30% degli scranni nelle 68 camere (il 25% del totale delle assemblee legislative del mondo) mentre in altri 44 parlamenti (il 16% del totale) erano solo il 10%. Al momento, vi sono  cinque parlamenti al mondo senza presenze femminili.

Il leggero aumento delle parlamentari contrasta con il ritmo più elevato di crescita del numero delle donne che presiedono un Parlamento: nel 2016 è stato raggiunta la cifra storica di 53 sulle 273 camere esistenti, in aumento del 3% sul 2015. Questo dato presuppone però che solo un 19% dei parlamenti del mondo sia guidato da donne. Nel 2016, nove donne sono state elette presidenti: a fare la storia sono state la Repubblica araba siriana e il Vietnam dove per la prima volta una donna ha ricoperto quel ruolo.

L'America continua a essere il continente con la media regionale più alta di presenza femminile in Parlamento con circa il 28,1%, in aumento dello 0,9% nel 2016.  Nel 1995, la percentuale era ferma al 12,7%: in questo senso il rapporto chiarisce come, negli ultimi dieci anni, l'America sia stata all'avanguardia nella parità di genere. Sorprendentemente, a contribuire in gran parte in questo sviluppo è stata l'America Latina. "Di fatto – sottolinea la relazione dell'Ipu – il movimento delle donne in molti Paesi dell'America Latina non si è tradotto con una 'massa critica' di presenza femminile tra i leader politici. Ma sono state attuate riforme legislative concepite per permettere che le donne occupassero il 50% degli incarichi decisionali, contribuendo in gran parte a questi sviluppi". Ad esempio, il Nicaragua ha trasformato in obbligatorio la parità di genere nelle liste dei partiti e la Repubblica Dominicana ha introdotto l'obbligatorietà giuridica delle quote 'rosa' nella lista dei candidati.
Secondo quanto segnala il rapporto, le cosiddette 'quote rosa' sono "chiaramente efficaci nel favorire le donne in politica e nel garantire un livello minimo di rappresentanza parlamentare femminile relativamente stabile". Dove non vi sono le quote, sottolinea l'Ipu, "si registrano importanti retrocessioni". Spesso, però, le quote non sempre raggiungono la fantomatica 'massa critica' del 30-35% di seggi parlamentari in mano a donne.

Nella Stati arabi, la quota di seggi femminili in parlamento è aumentata fino al 18,1% nel 2016, mantenendo costante il progresso degli ultimi dieci anni per garantire una maggiore inclusione di genere nella vita politica. Gran parte di questo cambiamento è arrivata come una risposta alle pressioni dell'opinione pubblica e internazionali per una maggiore trasparenza e responsabilità democratica nella regione. La crescita più forte si è registrata nei Paesi dove i leader politici hanno ascoltate questi appelli, come in  in Marocco e in Giordania.

In Europa, la presenza femminile è aumentata dal 24,4% nel 2015 al 26,3% nel 2016 con crescite significative a Cipro, Montenegro e Islanda. "In Spagna, dove la legge elettorale prevede la parità di genere, alle donne risulta ancora difficile superare la soglia del 40%", rivela la relazione. In Irlanda, la legge sulle quote 'rosa' introdotta nel 2012 ha determinato un aumento di 7 punti percentuali del numero delle donne nella Camera bassa. D'altra parte, vi sono state anche importanti retrocessioni, in particolare in Croazia, Lituania e Bielorussia.

Al momento, il 39,1% dei deputati spagnoli sono donne, un totale di 137 rispetto alle 350 disponibili.
In questo senso, la relazione segnala "i comportamenti misogeni e sessisti che attraversano la sfera pubblica e privata quando le donne rivendicano il loro spazio politico, cosa che rivela quando ancora le donne devono lottare ogni giorni perchè venga riconosciuta la loro legittimità come attori politici".
 

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