Il partito vive una fase di stallo dopo l'exploit del 2014
Podemos alla resa dei conti, per guardare al futuro. Inizia oggi a Madrid, al Palacio de Vistalegre, il secondo Congresso per l'elezione degli organi direttivi del partito politico spagnolo nato dal movimento degli Indignados. Due le linee principali che si scontrano. Da una parte quella del leader uscente, il professore con il codino, Pablo Iglesias, 38 anni, volto più noto della formazione politica, dotato di grande carisma, artefice di quell'alleanza con Izquierda Unida tentata alle ultime elezioni legislative, che però non ha fatto decollare il popolo viola nelle preferenze di voto, lasciandolo al terzo posto nel Paese. Dall'altra quella del numero 2 del partito, il suo storico amico Iñigo Errejón, portavoce di Podemos, 33 anni, a sua volta cresciuto all'Università Complutense e attualmente alla guida della segreteria politica.
La battaglia tra le due correnti si è giocata, come molta della politica di Podemos, anche sulla rete. Ma non solo. Tra Iglesias ed Errejón gli scontri sono stati espliciti, come quello avvenuto a fine gennaio nell'aula del Parlamento, molto fotografato, davanti a tutti i colleghi deputati. I media spagnoli hanno creato grande aspettativa per l'appuntamento di questo fine settimana, dipingendo una vera e propria guerra tra i principali aspiranti alla leadership.
IL PROGRAMMA DI IGLESIAS – Iglesias, che si presenta con un programma dal titolo 'Podemos Para Todas', fa riferimento a una politica legata ai movimenti di protesta e sociali, con una posizione più radicale e 'izquierdista'. Errejón, che guida la lista dal titolo 'Recuperar la Ilusion' (Recuperare l'illusione), ha un programma che guarda a una possibile alleanza con il Psoe (Partito socialista operaio spagnolo), "un approccio più istituzionale, moderato nelle forme e populista nel discorso", come scrive El Mundo. Chiamate al voto oltre 450mila persone, delle quali un 25% ha già espresso la propria preferenza online. I risultati dovrebbero venire ufficializzati, da programma, domani alle 14.
In un'intervista pubblicata ieri da El Pais, quando il giornalista gli fa notare che solo tre anni fa, al primo Congresso del partito, aveva preparato il proprio discorso proprio assieme all'attuale rivale, Iglesias parla degli ultimi tre anni, come se fossero "tre decenni", a sottolineare quante cose siano cambiate, e annuncia che in caso di sconfitta si dimetterà. Uno dei punti chiave dello scontro sta proprio nella possibilità e nelle modalità di un'eventuale futura alleanza con il Psoe in chiave elettorale e di governo. "L'unica possibilità per noi di governare in Spagna, e alle prossime elezioni abbiamo la possibilità di farlo, è cercare un'intesa con il Psoe" che però ad oggi ha deciso di "unire il proprio destino al Partito popular", afferma Iglesias nell'intervista. Ecco perché, a suo avviso, il cambiamento deve venire non dall'interno di Podemos ma dal partito socialista: "Noi non possiamo essere un Partito socialista 2.0, dobbiamo essere una cosa distinta".
"Dobbiamo prepararci a vincere socialmente e politicamente contro il Partito popular (del premier Mariano Rajoy, ndr) e le élite che esso rappresenta. Dobbiamo prepararci a governare il nostro Paese. Dobbiamo prepararci a difendere le vittorie elettorali nei comuni del cambiamento" e "a vincere le prossime elezioni generali", si legge nel documento di Iglesias, che punta su una formazione "più plurale, più femminile, più aperta", anche per "superare le logiche organizzative maschili, basate sull'aggressività competitiva e sulla semplificazione tra vincitori e perdenti". Il testo non lesina autocritiche per l'esito dell ultime elezioni generali del giugno 2016 e ricorda che "governare con il Psoe (partito socialista, ndr) era una possibilità colma di difficoltà e rischi ma che avrebbe suscitato l'illusione e la speranza di molti cittadini e avrebbe potuto permettere al nostro Paese di compiere progressi significativi. Ma i capi del Psoe non hanno mai contemplato questa possibilità".
Il PROGRAMMA DI ERREJON – Il programma di Errejón è invece in qualche modo più esplicito fin dal titolo: 'Recuperar la Ilusión'. Nel testo si fa appello a una formazione capace di "recuperare l'iniziativa politica" e "segnare l'agenda politica del Paese", che deve "aprirsi e non chiudersi, recuperare il corso della trasversalità e il progetto vincente", dimostrandosi utile "al nostro popolo nelle istituzioni dove siamo per essere la punta di lancia del Paese". Podemos, si legge ancora, deve essere inteso come uno "strumento per il cambiamento sociale e politico in Spagna. Una creazione collettiva che non è un fine in se stesso, ma un percorso di recupero della sovranità popolare". E poi l'apertura a possibili alleanze. "Podemos – dice il documento di Errejón – deve continuare a costruirsi politicamente e organicamente come un progetto autonomo capace di stabilire posteriormente delle alleanza elettorali e accordi ampi con altre forze sorelle".
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