Il presidente russo Vladimir Putin ordinò di influenzare le elezioni presidenziali statunitensi con attacchi informatici, perché aveva una "chiara" preferenza per il repubblicano Donald Trump e voleva aiutarlo a conquistare la Casa Bianca. Lo hanno affermato le agenzie di intelligence statunitensi, in un dossier declassificato reso pubblico ieri. Mosca sinora non ha commentato, ma in precedenza aveva negato le accuse di interferenze nel voto dell'8 novembre. Sempre ieri Trump, vincitore delle elezioni e dal 20 gennaio nuovo presidente americano alla successione di Barack Obama, ha incontrato i vertici delle agenzie per essere informato sulle conclusioni dell'inchiesta. Trump ha ripetutamente respinto le accuse di hackeraggio alla Russia, ma ieri ha corretto parzialmente il tiro aprendo alla possibilità di interferenze di Mosca, seppur sottolineando che in ogni caso il risultato del voto non è stato falsato.
IL RAPPORTO DELLE AGENZIE D'INTELLIGENCE. Il dossier declassificato di 25 pagine è stato redatto dalle principali agenzie di intelligence del Paese, Federal Bureau of Investigation (Fbi), Central Intelligence Agency (Cia) e National Security Agency (Nsa). Il documento, prima della diffusione pubblica, era stato presentato a Trump, che aveva incontrato i vertici delle agenzie. "Riteniamo che il presidente russo, Vladimir Puntin, abbia ordinato una campagna d'influenza sulle elezioni", afferma il dossier. "Gli obiettivi della Russia erano minare la fiducia pubblica nel processo democratico statunitense, denigrare la segretaria Clinton (la candidata democratica poi sconfitta, Hillary Clinton, ndr) e danneggiare la sua eleggibilità e potenziale presidenza. Affermiamo inoltre che Putin e il governo russo avessero sviluppato una chiara preferenza per il presidente eletto Trump", si legge nel documento. Le agenzie concludono con diversi gradi di sicurezza che Putin e il governo russo abbiano "aspirato a sostenere le possibilità del presidente eletto Trump, quando possibile, screditando la segretaria Clinton e contrastando pubblicamente lei a favore di lui".
TRUMP: CACCIA ALLE STREGHE. Dopo aver ricevuto il dossier e aver incontrato alla Trump Tower i vertici dell'intelligence, il presidente eletto ha parzialmente rivisto la sua posizione. Poche ore prima degli incontri aveva parlato, in un'intervista al New York Times, di "caccia alle streghe" organizzata dai suoi avversari politici, "usciti molto male dalle elezioni" e per questo "molto in imbarazzo". E, prima, aveva più volte accusato le agenzie di essere politicizzate. Dopo il briefing ha invece ammesso che vari attori, tra cui anche la Russia, "stanno ampiamente tentando di violare le infrastrutture informatiche" americane a vari livelli, quindi ha annunciato che nei suoi primi 90 giorni alla Casa Bianca presenterà un piano per la sicurezza informatica. Ma ha anche ribadito che comunque "non c'è stato alcun effetto sul risultato delle elezioni, anche perché non ci sono state alterazioni nelle macchine di voto". Su Twitter ha anche accusato di "clamorosa negligenza il Democratic National Committee che ha permesso agli attacchi hacker di verificarsi", dicendo che il comitato repubblicano li ha evitati perché "aveva una forte difesa".
USA VERSO MAGGIOR CYBER-DIFESA DI SISTEMA ELETTORALE. Poco dopo la diffusione del rapporto, il dipartimento di Sicurezza interna Usa ha dichiarato "di importanza critica" le infrastrutture elettorali del Paese, aumentando così le possibilità per il governo di proteggere dagli attacchi informatici le macchine per votare, ha riferito Reuters. I sistemi elettorali, che includono anche i database per la registrazione degli elettori, potranno così ricevere assistenza sulla sicurezza informatica in via prioritaria, come già accade a settori come trasporto, l'industria bancaria e la rete elettrica.