La Russia ha cercato di influenzare le elezioni presidenziali americane di novembre, favorendo la vittoria di Donald Trump grazie agli attacchi informatici contro il Comitato nazionale democratico e contro la campagna di Hillary Clinton. Inoltre, gli hacker russi avrebbero colpito anche i computer del partito repubblicano senza però divulgarne i documenti e le email.
Le conclusioni delle varie agenzie di intelligence americane sull'influenza di Mosca nel voto dell'8 novembre, pubblicate da Washington Post e New York Times, hanno generato oggi reazioni contrastanti da parte di Washington: la squadra di transizione di Trump ha fortemente messo in dubbio la veridicità delle affermazioni mentre alcuni senatori hanno mostrato indignazione e lo stesso partito repubblicano ha negato che i suoi sistemi informatici siano stati attaccati.
LE CONCLUSIONI DELLA CIA – "La comunità di intelligence ha concluso che l'obiettivo della Russia era favorire un preciso candidato e non un altro. E quindi, aiutare Trump a essere eletto. Questa è la visione condivisa" tra le diverse agenzie, ha confermato un funzionario in modo anonimo al Washington Post. Secondo Post, che cita fonti a conoscenza dell'indagine riservata dell'Agenzia centrale di intelligence americana, la Cia avrebbe individuato alcune persone legate al Cremlino avrebbero passato a Wikileaks le migliaia di email hackerate del Comitato nazionale democratico e della campagna presidenziale di Hillary Clinton.
A ottobre, il governo di Barack Obama aveva accusato ufficialmente Mosca di essere dietro gli attacchi hacker contro il partito democratico ma finora non aveva mai chiarito se ritenesse che lo scopo dei russi fosse aiutare Trump o semplicemente creare sfiducia nel processo elettorale americano.
Né la Cia né la Casa Bianca hanno commento le informazioni del Washington Post. La squadra di transizione di Trump ha respinto questa ipotesi in un comunicato in cui afferma che "questa gente è la stessa che diceva che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa. L'elezione si è conclusa da molto tempo con una delle più grandi vittorie della storia nel collegio elettorale. È giunto il momento di andare avanti".
Lo stesso presidente eletto aveva assicurato in varie occasioni di non credere che la Russia abbia interferito nel processo elettorale. "Non credo che abbiano interferito – ha dichiarato Trump in un'intervista pubblicata dal Time questa settimana – Questa è diventata una storia ridicola, non un argomento di conversazione. Ogni volta che faccio qualcosa loro dicono: 'Oh, la Russia ha interferito'".
L'ATTACCO AL PARTITO REPUBBLICANO – L'edizione odierna del New York Times fornisce poi ulteriori dettagli, annunciando che la conclusione delle agenzie di intelligence si basa anche sulla scoperta del fatto che gli hacker russi avessero attaccato non solo i sistemi informatici democratici ma anche quelli del partito repubblicano. Il quotidiano precisa, citando funzionari anonimi, che nella primavera scorsa Mosca lanciò un attacco hacker contro i computer del Comitato nazionale repubblicano (Rnc). Ma come mai, si chiede il New York Times, i dati Gop non sono mai stati divulgati al contrario di quelli democratici? Un'indagine questa volta dell'Fbi ha concluso che i tentativi russi di entrare nei sistemi del partito di Trump non ebbero successo. Una conclusione non condivisa da tutte le agenzie di intelligence statunitensi: potrebbe quindi esistere la possibilità che la Russia abbia ottenuto dei documenti del partito repubblicano ma abbia deciso di non renderli pubblici.
Il direttore delle comunicazioni del Comitato repubblicano, Sean Spicer, ha negato con forza che i computer siano stati violati e ha spiegato di aver offerto al quotidiano newyorkese "prove definitive" a prova di quanto detto che però il New York Times avrebbe ignorato. "Il New York Times ha scritto che la conclusione a cui sono arrivate le agenzie di intelligence si basa in parte sul fatto che i computer furono violati. Ma non sono stati violati", ha insistito Spicer in una dichiarazione alla Cnn.
Le conclusione delle agenzie di intelligence saranno incluse in una relazione che il presidente Obama ha richiesto gli venga consegnata prima della fine del suo mandato, il 20 gennaio, per avere così un'idea più chiara della dimensione degli attacchi russi per influenzare le elezioni.
Alcuni leader repubblicani al Senato, tra cui Lindsey Graham e John McCain, avevano già chiesto, prima che questa informazione circolasse, che venisse aperte un'indagine sulla presunta ingerenza russa nel voto di novembre. A loro si è unito oggi anche colui che da gennaio sarà il leader democratico al Senato, Chuck Schumer, richiedendo "un'indagine nel Congresso per arrivare a fondo della questione".