Usa 2016, l’Fbi rivela: Pressioni per declassificare email Clinton

Quest'estate il Bureau ha deciso di non incriminare l'ex segretaria di Stato

L'Fbi ha reso pubblici nuovi documenti sull'indagine sull'uso dell'account di posta privato da parte di Hillary Clinton mentre era segretaria di Stato tra il 2009 e il 2013. Le nuove cento pagine mostrano come un alto funzionario del Dipartimento di Stato fece pressioni all'Fbi perchè indicasse come non classficata una email sull'attacco del 2012 contro la sede dell'ambasciata Usa a Bengasi in Libia, in cui morirono l'ambasciatore stesso e altri tre cittadini americani. Secondo quanto emerge dai documenti, un agente del Federal Bureau incontrò nel 2015 un alto funzionario, Patrick Kennedy, che gli chiese di non classificare la email su Bengasi, attacco su cui Clinton aveva ricevuto forti critiche. Quando l'agente si rifiutò, Kennedy si rivolse a un funzionario di rango superiore per offrire migliori condizioni all'agenzia di intelligence all'estero. "In cambio del contrassegno sulla email il Dipartimento di Stato permetterà all'Fbi di avere più agenti nei Paesi dove la sua presenza è proibita", si legge in uno dei documenti. Il portavoce aggiunto del Dipartimento di Stato, Mark Toner, ha negato ci fosse qualche tipo di scambio nell'incontro tra Kennedy e l'Fbi e che era stato lo stesso Bureau a sollevare la possibilità di ampliare la propria presenza in alcune ambasciate dal Paese "alla fine della riunione". A luglio il direttore dell'Fbi, James Comey, aveva annunciato che l'Fbi non ha incriminato Clinton sul caso delle email perché "in questo caso non ci sono gli estremi penali", seppur ribadendo che la candidata aveva mostrato "gravi leggerezze".