Il responsabile di un centro di meditazione induista è stato assassinato in Bangladesh a colpi di machete. Lo riferisce la polizia e si tratta del quattro omicidio presumibilmente jihadista in sei giorni e del 12esimo in due mesi nel Paese. Nityarajan Pandey, questo il nome dell'uomo, 60enne, è stato aggredito intorno alle 5.30 ora locale (l'1.30 di stanotte in Italia) mentre camminava in direzione di un ospedale psichiatrico in cui lavorava a Pabna, precisamente nella zona di Hemayetpur. "Ha subìto tagli alla testa e al collo con un'arma affilata ed è morto sul colpo. Non sappiamo quante persone abbiano potuto aggredirlo. Non abbiamo trovato ancora testimoni", ha spiegato a Efe Siddiqur Rahman, sovrintendente aggiunto della polizia del luogo, aggiungendo che non si possa privilegiare una pista in particolare ma ammettendo di avere ricevuto istruzioni dal quartier generale regionale e da Dacca per portare a termine retate contro estremisti islamici.
Dal 7 aprile in Bangladesh sono state assassinate 12 persone in casi simili. Tra le vittime ci sono un attivista laico, un professore accusato di essere ateo, due attivisti gay, due commercianti indù, un leader sufi, un medico omeopata accusato di promuovere il cristianesimo e la moglie di un comandante di polizia. Alcuni degli attacchi sono stati rivendicati dallo Stato islamico e altri dalla branca indiana di al-Qaeda. Tuttavia la polizia ha attribuito la responsabilità a organizzazioni estremiste autoctone. Il governo ha inoltre accusato l'opposizione di cospirare per destabilizzare il Paese.
Il 90% dei 160 milioni di abitanti professano l'islam, ma nel Paese ci sono anche una consistente parte della popolazione induista e comunità più piccole di cristiani e buddisti. Gli attentati contro le minoranze hanno acquistato peso nel 2013, quando cominciarono a essere colpiti i cosiddetti 'blogger atei' critici nei confronti del fondamentalismo islamico, e si sono intensificati nel 2015, anno in cui gli attacchi si sono estesi ad altri obiettivi. Negli ultimi tre anni più di 30 persone hanno perso la vita in questi attacchi, compiuti generalmente con machete e da vari aggressori che si spostano in motocicletta, tanto che questa settimana le autorità hanno vietato che si vada in moto in più di due persone.