Usa 2016, Super martedì: voto chiave per Trump e Clinton

Più di dieci Stati al voto per le primarie repubblicane e democratiche

Negli Stati Unti è il Super martedì, giorno in cui più di dieci Stati voteranno alle primarie repubblicane e democratiche per le elezioni presidenziali del prossimo 8 novembre. La giornata di voto potrebbe decidere se a sfidarsi per la successione di Barack Obama saranno Hillary Clinton e Donald Trump.

Nel Super martedì del primo marzo sono in palio 641 delegati del Gop e 1.034 del partito democratico. Votano in primarie e caucus sia i repubblicani, sia i democratici in Alabama, Arkansas, Colorado, Georgia, Massachusetts, Minnesota, Oklahoma, Tennessee, Texas, Vermont e Virginia. Solo gli elettori del Gop votano invece in Alaska e Wyoming, solo quelli democratici nelle Samoa americane.

Il magnate repubblicano sinora ha conquistato 82 delegati, mentre per ottenere la nomination del Gop è necessario averne almeno 1.237 sul totale di 2.472. Ted Cruz ne ha per ora 17, Marco Rubio 16 e John Kasich 6. Sul versante democratico, la ex segretaria di Stato ha ottenuto sinora 544 delegati e il suo unico sfidante Bernie Sanders ne ha accumulati 85, mentre per ottenere la nomination ne servono 2.476 sui 4.763 complessivi.

Secondo i sondaggi, Trump è in vantaggio in tutte le primarie repubblicane, fatta eccezione per il Texas (155 delegati), dove sembra vincerà il senatore Ted Cruz, che gioca in casa. Se col Super martedì il magnate, che si è fatto conoscere all'estero soprattutto per le sue posizioni populiste e razziste, riuscirà a conquistare tra 240 e 300 delegati, resteranno pochi dubbi sul fatto che sia destinato a diventare il candidato del Gop alle presidenziali. Un obiettivo che pochissimi avrebbero ritenuto possibile, prima che la corsa prendesse il via.

Dopo il Super martedì, la prossima data in cui l'imprenditore newyorkese potrebbe consolidare la sua leadership sarà il 15 marzo, quando tra i vari Stati a votare ci sarà la Florida (oltre a Illinois, Missouri, North Carolina, Ohio), di cui Rubio è originario. Nonostante l'establishment sia critico nei confronti di Trump, il magnate ha catalizzato il malcontento e potrebbe trasformare questo appoggio nei voti necessari alla 'incoronazione' come candidato repubblicano alla convention di Cleveland, in Ohio.

Rubio, da parte sua, ha intensificato gli attacchi a Trump negli ultimi giorni e ha anche presentato, così come Cruz, la propria dichiarazione dei redditi, invitando il newyorkese a fare lo stesso. Prevedendo che gli affari di Trump possano rivelare sorprese. In una intervista a Nbc, il senatore texano ha affermato che il suo sfidante nasconde "una bomba" nelle sue dichiarazioni fiscali e che spetterà agli elettori giudicarlo per questo.

Sul versante democratico, Clinton è la favorita secondo i sondaggi, destinata a conquistare la gran parte degli 865 delegati in palio nel voto di domani. La ex segretaria di Stato di Obama arriva a questa giornata decisiva con la spinta della schiacciante vittoria ottenuta in South Carolina, dove ha ottenuto il 73,5% delle preferenze. Il suo rivale Bernie Sanders, 74enne autodefinitosi socialista che invoca una rivoluzione in politica, è stato appoggiato dal 26% dei partecipanti. Clinton, dopo quel successo in gran parte sancito dall'elettorato afroamericano, ha affermato che la sua campagna avrebbe preso una dimensione nazionale di fronte al super martedì, garantendo che non darà nulla per scontato.

Il vantaggio nel numero di delegati sinora ottenuti da Clinton (544 contro gli 85 di Sanders) è dovuto in gran parte all'appoggio unanime conferito alla ex first lady dai superdelegati (coloro che nella convention democratica dell'estate sono svincolati dagli apparati di partito, cioé che non sono eletti in primarie e caucus e possono votare in modo indipendente; tra loro ci sono presidenti, vicepresidenti, senatori, deputati…). Questo nonostante Clinton non abbia ottenuto risultati esaltanti nelle precedenti primarie di Iowa e Nevada, né tantomeno in New Hampshire dove è stata sconfitta.