Usa 2016, tutti contro tutti a dibattito Gop

Domina l'acceso confronto il ricordo del giudice Scalia

È stato uno dei dibattiti più accesi della campagna elettorale quello fra i sei aspiranti alla nomination repubblicana che si è svolto negli studi della Cbs in South Carolina, prossima tappa delle primarie, dove si voterà sabato 20 febbraio. A dominare il confronto, fin dall'inizio, è stato il ricordo del giudice conservatore della Corte suprema Antonin Scalia, la cui notizia della morte era giunta da poco. Poco prima del via i sei candidati Gop hanno osservato un minuto di silenzio in suo onore.

La morte di Scalia apre adesso la battaglia per la nomina di un successore, che deve essere proposta dal presidente Usa e poi approvata dal Senato. Barack Obama ha già annunciato che intende procedere con la nomina, ma i repubblicani al Senato hanno minacciato di opporre veto a tutte le sue proposte perché sostengono che spetterà fra 11 mesi al nuovo presidente designare il giudice successore di Scalia. Su questo nodo l'ex governatore della Florida Jeb Bush è stato l'unico a schierarsi a favore della posizione di Obama, dicendo che ha "tutto il diritto" di nominare un sostituto. Gli altri cinque aspiranti alla nomination Gop, invece, hanno invitato i repubblicani al Senato a bloccare qualunque iniziativa di Obama in merito. "Ritardo, ritardo, ritardo", ha chiesto ai repubblicani del Senato Donald Trump, giunto al dibattito trionfante dopo la vittoria alle primarie del 9 febbraio in New Hampshire. Due le tappe delle primarie Usa già percorse: il 1° febbraio si è votato in Iowa e il 9 appunto in New Hampshire; il prossimo appuntamento sarà il 20 febbraio, quando i repubblicani voteranno in South Carolina mentre i democratici in Nevada.

L'incontro è stato marcato dagli attacchi personali fra i candidati, concentrati soprattutto contro Trump. E un lancio di frecciate c'è stato anche tra i due senatori di origini cubane Ted Cruz e Marco Rubio, che si sono accusati reciprocamente di avere cambiato posizione sull'immigrazione e di avere difeso una "amnistia" migratoria e politica, riferimento questo alla riforma dell'immigrazione di Obama che mira a legalizzare gli 11 milioni di immigrati senza documento che si stima vivano negli Stati Uniti. Trump, a questo proposito, ha affermato che "prima bisogna prendersi cura della nostra gente" e ha ribadito il suo desiderio di rimpatriare tutti gli immigrati senza documenti e di realizzare un muro alla frontiera con il Messico per impedire l'ingresso di immigrati "criminali", facendolo pagare al Messico.

Il magnate, che ha interrotto ripetutamente i suoi rivali, ha attaccato apertamente Jeb Bush, accusandolo del "grande errore" che fu a suo parere la guerra in Iraq, cominciata dal fratello George W. Bush, contro il quale Trump ha puntato il dito anche perché "il World Trade Center è crollato durante il suo mandato" l'11 settembre del 2001. Nel confronto acceso si è introdotto Rubio, che invece ha difeso l'ex presidente Bush dicendo che ha reso gli Stati Uniti un Paese "sicuro" e ha retto questo dibattito senz'altro meglio rispetto al precedente. L'attacco di Trump all'avversario su George W. Bush non è casuale: giunge infatti poco prima del meeting che l'ex presidente e il fratello ora candidato alla nomination hanno in programma di tenere insieme a North Charleston, in South Carolina, con l'obiettivo di dare una spinta alla campagna elettorale di Jeb Bush, che prova a farsi strada come alternativa "moderata" a Trump.

Il rivale di Jeb Bush in questo spazio moderato è il governatore dell'Ohio John Kasich, che ha provato nel dibattito tv a ribadire il successo ottenuto in New Hamshire, dove si è piazzato al secondo posto. Ai colleghi Gop ha chiesto di abbassare i toni delle critiche per evitare una vittoria della democratica Hillary Clinton. Ma l'invito non è stato accolto e sono proseguiti gli attacchi fra Cruz e Trump, vincitori rispettivamente dei caucus in Iowa e delle primarie in New Hampshire.

I sei Gop presenti al dibattito sono gli unici rimasti in corsa: oltre ai già nominati Trump, Rubio, Cruz, Bush e Kasich, c'era anche Ben Carson. Sono 11 i candidati che hanno lasciato la corsa.