Migranti, Danimarca-Svezia-Germania difendono controlli confini

Bruxelles (Belgio), 6 gen. (LaPresse/EFE) – Danimarca, Svezia e Germania hanno difeso a Bruxelles l’applicazione di controlli temporanei alle loro frontiere, per frenare l’ondata di rifugiati in arrivo, e sottolineato la mancanza di risposta europea alla crisi. Il commissario europeo all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ha incontrato i delegati dei tre Paesi: il ministro della Giustizia e Immnigrazione svedese Morgan Johansson, la ministra danese di Immigrazione e Integrazione Inger Stojberg, il segretario di Stato al ministero dell’Interno tedesco Ole Schroeder. Nei colloqui, sono stati discussi i mezzi applicati dai tre Paesi negli ultimi mesi.

I ministri europei hanno difeso l’importanza dello spazio Schengen e della libera circolazione delle persone, ma hanno giustificato i controlli ai confini per far fronte ai flussi di profughi in arrivo nei loro territori. Hanno sottolineato anche la necessità di “condividere le responsabilità” fra tutti i Paesi dell’Unione.

Lo svedese Johansson ha dichiarato che i controlli ai confini imposti dal suo Paese a novembre e i controlli d’identità imposti questa settimana sui mezzi di trasporto provenienti dalla Danimarca sono “necessari per controllare la situazione”. Ha ricordato l’alto numero di richiedenti asilo in Svezia, che solo nel 2015 ha ricevuto 163mila persone, il maggior dato pro capite nell’Ue, e ha sottolineato che il Paese non vuole che ciò si ripeta nell’anno appena iniziato. Ha anche assicurato che le autorità svedesi sono concordi sul fatto che i controlli attuali “non possano essere mantenuti per molto tempo” e che i Paesi europei debbano “lavorare assieme” per facilitare la ricollocazione dei rifugiati, applicare la normativa sull’asilo e proteggere le frontiere esterne. “Siamo le nazioni che accolgono più rifugiati pro capite. Possiamo fare molto, ma non tutto. Dobbiamo condividere la responsabilità”, ha affermato Johansson.

La ministra danese Stojberg ha vvertito invece sul fatto che il suo Paese, che ha introdotto i controlli alla frontiera con la Germania, potrebbe applicare anche controlli di identità simili a quelli imposti dalla Svezia, sui passeggeri delle compagnie di trasporto. “Non vogliamo essere la destinazione finale di migliaia e migliaia di richiedenti asilo”, ha detto, sottolineando anch’essa la necessità di “soluzioni europee” per far fronte alla crisi.

Da parte sua, la Germania ha chiarito che il problema è che l’Ue non ha un efficace sistema di controllo delle frontiere esterne, in particolare tra Grecia e Turchia. Secondo il tedesco Schroeder, il meccanismo per il ricollocamento dei rifugiati “non sta funzionando” e ci sono difficoltà nel sistema di asilo e della base dati europea sui richiedenti asilo (Eurodac). “Sino a quando non avremo una soluzione europea, saranno necessarie misure da parte dei singoli Stati membri”, ha detto. Ha ricordato che Berlino ha reintrodotto i controlli di frontiera il 13 settembre per rispondere all’alto flusso di arrivi, circa 3.200 persone al giorno, “cifra che non è scesa negli ultimi giorni”.

Avramopoulos ha assicurato che i tre Paesi e la Commissione sono d’accordo sul fatto che Schengen e la libera circolazione “devono essere salvaguardati e che i mezzi eccezionali devono limitarsi al minimo”, tornando alla normalità “il prima possibile”, mentre è necessario diminuire i flussi di migranti in arrivo. L’unica forma, ha aggiunto il greco, è una soluzione europea di protezione delle frontiere, rispettando le leggi e garantendo la ricollocazione dei rifugiati.

Secondo gli ultimi dati della Commissione europea, sino a ieri solo 272 rifugiati sono stati ricollocati da Italia e Grecia verso altri Paesi dell’Unione europea. I ventotto membri del blocco si erano impegnati a trasferirne 39.600 dall’Italia e 66.400 dalla Grecia. E solo tre degli hotspot che erano stati previsti in Italia e Grecia stanno funzionando, ha ricordato la portavoce della Commissione europea per l’Immigrazione, Tove Ernst.