Medioriente, rogo famiglia palestinese: incriminati 2 ebrei radicali

Gerusalemme, 3 gen. (LaPresse/EFE) – Cinque mesi dopo l’attacco nel villaggio di Duma in Cisgiordania, dove in un incendio sono morti tre membri di una famiglia palestinese, tra cui un bimbo di 18 mesi, un tribunale israeliano oggi ha incriminato due ebrei radicali per omicidio. L’ordine è stato emesso dal Tribunale distrettuale di Lod nel centro di Israele, che ha anche autorizzato la revoca del segreto istruttorio che pesava su un caso che ha portato il governo israeliano a prendere misure ad oggi senza precedenti contro il sospetto terrorismo ebraico (come ad esempio la detenzione amministrativa senza processo).

Il 31 luglio scorso alcune bottiglie molotov sono state lanciate contro due case appartenenti alla famiglia palestinese Dawabshe, a Duma: nell’incendio sono rimasti uccisi Ali, di 18 mesi, e i suoi genitori Said e Riham. Il fratello di 4 anni, rimasto ferito è anvora ricoverato in ospedale per le ustioni riportate.

In uno dei muri delle case gli aggressori hanno scritto in ebraico “Viva il re Messia” e “vendetta”, parole caratteristiche dell’estrema destra israeliana, i cui membri sono di solito coloni.

Dopo l’attacco, considerato un atto di “terrorismo ebraico” da parte di Israele e che ha scioccato la società palestinese, sono stati arrestati diversi radicali ebrei.

Uno dei due incriminati di oggi è Amiram Benoliel, 21 anni, di Gerusalemme, presunto autore dell’attentato, accusato di omicidio. L’altro è un minorenne, di cui non è stata resa nota l’identità, e che è stato incriminato per complicità in omicidio.

Secondo l’ordinanza, Benoliel e il complice, che ora vive in un vicino insediamento a Duma, hanno poi cospirato per vendicare l’omicidio dell’israeliano Malachia Rosenfeld da parte di alcuni palestinesi in una sparatoria in Cisgiordania nel giugno scorso. Secondo l’accusa i due sospetti si sono incontrati più volte prima di effettuare l’attacco a Duma ma, per qualche ragione che non è stata chiarita, il minore ha partecipato attivamente all’attentato.

L’identificazione di un solo sospetto come autore degli omicidi contrasta con il racconto di testimoni oculari palestinesi che affermano di aver visto da due a quattro persone vicino alle case attaccate.

Oggi sono inoltre state accusate altre tre persone sospettate di aver commesso atti di terrorismo ebraico e attacchi razzisti contro persone o proprietà palestinesi.