Spagna, Podemos o nuove elezioni? La difficile scelta dei socialisti

Madrid (Spagna), 22 dic. (LaPresse/Reuters) – I socialisti spagnoli si trovano di fronte a una scelta difficile: o allearsi con un partito rivale o portare il Paese a nuove elezioni dopo il voto di domenica scorsa che ha trascinato la Spagna nell’incertezza politica.

Nessuna delle due opzioni sembra attrarre il partito di Pedro Sanchez, perché da una parte legarsi al movimento anti-austerity Podemos potrebbe dividere gli stessi socialisti, dall’altra potrebbero essere accusati di destabilizzare la Spagna se cercano di forzare la mano verso nuove elezioni.

Il Partito Popolare del primo ministro Mariano Rajoy, di centrodestra, ha ottenuto la maggior parte dei voti senza però ottenere la maggioranza assoluta necessaria per governare in autonomia, tallonato dai socialisti, da Podemos e da un altro nuovo soggetto centrista, Ciudadanos: le nuove formazioni sono riuscite a strappare il consenso spagnolo che ha consentito a socialisti e popolari di governare la Spagna per la maggior parte dei quattro decenni dopo la fine della dittatura franchista.

Il risultato elettorale ha lasciato quindi la Spagna di fronte a settimane di colloqui difficili, per cercare di formare un governo, e ha sconvolto i mercati finanziari.

Rajoy, che per primo dovrà cercare di formare un nuovo governo, ha limitato le opzioni. È praticamente impossibile per lui restare al potere senza il sostegno dei socialisti, o almeno con la loro astensione nel voto parlamentare su un nuovo governo. In un chiaro appello ai socialisti, ma senza nominarli mai, Rajoy ha dichiarato di voler parlare ai partiti che hanno condiviso alcuni degli obiettivi e dei valori del Pp. “La Spagna non può permettersi un periodo di incertezza politica che sperpera i progressi raggiunti negli ultimi due anni”, ha spiegato, riferendosi al recupero della Spagna da una profonda recessione e dalla crisi finanziaria.

La socialista Susana Diaz ha respinto le avances di Rajoy dicendo che il partito deve mantenere la parola data e votare “assolutamente no” a un nuovo governo dei popolari. Permettere infatti al Pp di restare al potere potrebbe allontanare gli elettori di sinistra che si oppongono alle misure di austerità introdotte dallo stesso partito popolare per rispondere alla crisi finanziaria.

Dal canto suo, Ciudadanos ha annunciato di volersi astenere nel voto parlamentare, permettendo al Pp di governare ma i soli voti dei centristi non saranno sufficienti per ottenere la maggioranza. Motivo in più per i socialisti per avvertire la pressione politica: o tentare di formare una coalizione di sinistra con Podemos e con i nazionalisti catalani o ammettere la sconfitta e consegnare la Spagna a nuove elezioni.

I socialisti, al potere dal 2004 al 2011, non hanno ancora sciolto le riserve sulle loro decisioni. Il segretario Pedro Sanchez, sotto pressione a causa dei 1,5 milioni di elettori persi dal 2011, è stato l’unico tra i principali leader di partiti a non tenere un discorso ufficiale ieri dopo la fine dello spoglio. Il leader di Podemos Pablo Iglesias ha insistito sul referendum per l’indipendenza catalana come condizione per un accordo: una scelta quasi impossibile per i socialisti.

Se Sanchez deciderà di allearsi con Podemos, correrà il rischio di essere inghiottito dalla leadership in rapida ascesa del nuovo partito e di perdere consensi dalla sinistra storica. Se, d’altra parte, i socialisti consentiranno al Pp di rimanere al potere, questo andrebbe in contrasto con il loro messaggio elettorale di voler formare un governo del cambiamento.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse