Madrid (Spagna), 18 dic. (LaPresse/EFE) – Pablo Iglesias è una delle rivelazioni spagnole dei tempi recenti. Abile oratore sconosciuto sino a due anni fa, ha forgiato la sua immagine a colpi di dibattiti televisivi ed è riuscito a catturare le simpatie degli elettori delusi con la promessa di “dare l’assalto ai cieli” della politica.
Professore universitario di Scienze politiche, nato a Madrid nel 1978, è il volto più noto di Podemos, il partito di sinistra di cui è fondatore e segretario, nato in seno agli ‘indignados’ del Movimento 15-M. Nel 2011 è sceso nelle piazze per rivendicare un modo diverso di fare politica. Con l’inatteso risultato delle elezioni europee del 2014, in cui ha ottenuto cinque seggi, Podemos si è trasformato nella prima minaccia concreta al bipartitismo spagnolo, basato sul Partito popolare di centrodestra e il socialista Psoe. A ottobre si è dimesso dall’Europarlamento, per concentrarsi sulle elezioni del 20 dicembre.
Iglesias si è sempre sforzato di tenersi lontano dalla dicotomia destra-sinistra, puntando invece sul concetto di partito “della gente”. In gioventù ha militato nei movimenti contro la globalizzazione e ha firmato una tesi sulla disobbedienza civile, riprendendo da Karl Marx la sua frase più famosa: “Il cielo non si conquista con il consenso, ma con l’assalto”. I suoi detrattori gli rimproverano questa ambiguità e lo accusano di essere legato al chavismo. Ma ciò che nessuno può negare è la sua straordinaria scioltezza in tv e nell’uso delle reti social, scenari che hanno un ruolo decisivo in vista del voto.
L’ascesa di popolarità per Iglesias è iniziata nel 2013, in uno studio televisivo in cui mostrò un’abile arte oratoria, unita a un graffiante discorso sulla fine della “casta” politica. È ricordato anche per un eccesso di arroganza, dimostrato in episodi come quello in cui regalò al re spagnolo Filippo VI in visita al Parlamento europeo le prime quattro puntate di ‘Il Trono di Spade’ (‘Game of Thrones’), per mostrargli come “comprendere la crisi politica spagnola”. Iglesias ha rotto l’immagine stereotipata del politico spagnolo: ha rinunciato sì al piercing al sopracciglio, ma non a coda di cavallo, jeans e magliette, ed è raro vederlo indossare una cravatta.
Tuttavia, una volta passato l’exploit di successo iniziale, Podemos e il suo leader hanno assistito a un calo di sostegno. Dopo essere arrivati nei sondaggi di febbraio scorso a essere il secondo partito con il 23,9%, la popolarità è calata al 9,1%, in quarta posizione. Iglesias assicura di “sentire profumo di rimonta”, ma solo dopo il voto si saprà se riuscirà a essere il protagonista del nuovo scenario che metterà fine a tre decenni di bipartitismo.