Il Cairo (Egitto), 29 nov. (LaPresse/EFE) – I jihadisti dello Stato islamico hanno assassinato 3.591 persone nelle zone che controllano in Siria, da quando hanno autoproclamato un califfato alla fine di giugno 2014. Il dato è dell’Osservatorio siriano dei diritti umani, secondo cui tra le vittime ci sono 1.945 civili di cui 77 bambini e 103 donne. Sono morti per colpi d’arma da fuoco, decapitati, sgozzati, lapidati, gettati da tetti di edifici o bruciati. Il gruppo estremista ha commesso gli omicidi nelle province di Deir al Zur, Al Raqa, Al Hasaka, Alepo, Homs e Hama.
Tra i civili uccisi ci sono più di 930 membri del clan arabo sunnita al-Shuitat, assassinati a est di Deir al Zur, 223 civili curdi a Kobane, 46 musulmani ismaeliti e alauiti di al-Mabuya. Per mano dei jihadisti sono morti anche 247 ribelli di diverse brigade, miliziani curdi e membri del gruppo rivale legato ad al-Qaeda, Fronte al-Nusra. Lo Stato islamico ha anche ucciso 415 tra i suoi stessi combattenti, per spionaggio e collaborazione con la coalizione internazionale guidata dagli Usa.
Ha inoltre tolto la vita a 975 ufficiali del regime siriano, tra cui miliziani locali. Tra loro anche militari che erano fuggiti dall’esercito di Damasco, che non appartenevano a nessuna fazione ribelle e che sono stati accusati di apostasia. Infine, i jihadisti hanno assassinato sette persone tra cui un minore accusate di collaborare con il regime, far parte delle forze di Damasco e lottare contro lo Stato islamico.