dal nostro inviato Matteo Bosco Bortolaso
Saint Denis (Parigi, Francia), 18 nov. (LaPresse) – Scendiamo allo Stade de France, più in là la metropolitana non va più. I militari ostentano calma ma sono tesi: i ricordi di venerdì scorso non si cancellano. Camminiamo tra blocchi di polizia e automobili, attraversando svincoli autostradali e il canale Saint-Denis che, più avanti, diventa il Canal Saint-Martin, sinonimo della movida della capitale francese.
Ecco la fermata della metropolitana Porte de France, da cui parte la strada che porta al centro di Saint Denis, rue de la Légion d’Honneur, corre accanto ad una istituzione d’Oltralpe: la Maison d’éducation pensata da Napoleone per le figlie di chi è insignito con la legione d’onore, la più alta onorificenza di Francia.
Alla fine della strada c’è la piazza su cui si affaccia la Basilica di Saint-Denis, altra istituzione e normalmente mèta dei turisti che vogliono visitare la ‘necropoli dei Re di Francia’: nella chiesa si trovano diverse tombe di sovrani, profanate durante la Rivoluzione francese. Ma oggi, di fronte alla Basilica, nella piazza intitolata a Victor Hugo,si sono riversati i giornalisti di tutto il mondo per avere notizie sul blitz di stanotte.
La polizia ha bloccato l’accesso alla centralissima Rue de la République, strada che percorre l’intero centro della città e ospita numerosi negozi.
Una fila di ambulanze e camion di polizia ed esercito occupa almeno 500 metri di selciato. Anche tutte le altre vie di Saint Denis sono militarizzate, le operazioni sono ancora in corso. “E’ lo sminamento – ci dicono – potrebbero esserci ancora bombe”. Chi aguzza la vista vede le forze dell’ordine portar via due barelle con due cadaveri e un uomo, vivo, con addosso solo una maglietta, senza pantaloni.
I fotografi di LaPresse si spingono nella ‘casbah moderna’: i quartieri costruiti negli Anni Settanta per ospitare gli immigrati dall’Africa. Seguendo alcuni ragazzini che conoscono le labirintiche viuzze, si ritrovano sulle terrazze che dominano la città, ma insospettiscono alcuni militari, che per poco non aprono il fuoco.
Verso le 13.30, arrivano in piazza il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, con a fianco il procuratore di Parigi Francois Molins, il quale spiega che le intercettazioni telefoniche e le attività di pedinamento hanno portato a ipotizzare la presenza di Abdelhamid Abaaoud – considerato il cervello degli attentati di Parigi – in un appartamento di rue de Corbillon. C’era sicuramente sua cugina, che si è fatta esplodere durante il blitz.
Alle 15 rue de la République viene in parte riaperta. Gli abitanti scendono, tirando un sospiro di sollievo. La strada dell’appartamento del blitz e gli immediati dintorni rimangono inaccessibili. La polizia scientifica si vede attraverso le finestre distrutte. Gli esperti sono alla ricerca di tracce utili alle indagini. Il tram non passa più, il mercato della città non ha aperto i battenti.
“Gli spari sono andati avanti per un’ora”, racconta Amin. L’appartamento dove sono entrati i militari del corpo speciale ‘Raid’ “era uno squat: gli inquilini non pagavano per starci”, racconta A., un’altra abitante del quartiere centrale. “Qui abitiamo tutti assieme senza problemi: cinesi, arabi, poco importa”, grida un’anziana donna araba con il velo, mentre un capannello di uomini di origine africana commenta deciso: “Le frontiere del nostro Paese vanno chiuse”.