La Valletta (Malta), 12 nov. (LaPresse) – Investire in Africa per convincere i giovani a non partire per l’Europa e rafforzare il meccanismo dei rimpatri con la collaborazione dei Paesi africani. E’ il doppio binario sul quale si muove il piano di azione approvato dall’Ue e dai Paesi africani al summit di Malta. Il testo è articolato in cinque aree di intervento, per un totale di quindici iniziative.
1. INVESTIMENTI E COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO. Quattro i punti elencati per quest’area: lanciare iniziative per l’accesso alla formazione e alla tecnologia, avviare progetti per ridurre la povertà e “facilitare l’investimento privato responsabile in agricoltura”. Ma soprattutto mettere mano al tema delle risorse inviate a casa dai migranti, rivitalizzando l’Istituto africano delle rimesse per farne un motore di investimenti, “un hub – si legge nel testo – attraverso il quale assistenza tecnica e competenze che possano essere offerte alle istituzioni dell’Unione africana”, in particolare “banche centrali, ministeri, banche e istituzioni finanziarie non bancarie”. E poi, sempre in tema di rimesse, abbattere il costo delle transazioni, che oggi spesso supera il 5% a meno del 3%.
2. MIGRAZIONE LEGALE E MOBILITA’. In questo campo le iniziative elencate sono solo due, e piuttosto timide: raddoppiare nel 2016 il numero di borse di studio per studenti e docenti (attraverso le strutture del programma Erasmus) rispetto al 2014; e lanciare “progetti pilota” che raccolgano offerte di immigrazione legale per studio, lavoro o ricerca in alcuni Paesi europei verso “selezionati Paesi africani”.
3. PROTEZIONE INTERNAZIONALE E ASILO. L’obiettivo per quest’area è quello di avere “in vigore entro metà 2016 programmi di sviluppo regionale e protezione” per “indirizzare le necessità di protezione e sviluppo” dei rifugiati, in particolare nel Corno d’Africa e nel nord del continente; ma anche quello di “migliorare la qualità del processo di asilo, in stretta collaborazione con l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati”; e ancora, quello di “sviluppare progetti finalizzati ad aumentare la resilienza, la sicurezza e l’autosufficienza dei rifugiati” ospitati nei campi profughi.
4. LOTTA ALLA IMMIGRAZIONE IRREGOLARE. In questa materia il focus è soprattutto quello di adottare una legislazione “nazionale e regionale” contro il traffico di esseri umani, rafforzando a questo riguardo anche le istituzioni già esistenti; dare vita poi a una commissione di indagine in Niger e “organizzare campagne di informazione nei Paesi di origine, per accrescere la consapevolezza sui pericoli del traffico di esseri umani, anche attraverso la trasmissione di programmi per il pubblico”.
5. ACCORDI DI RIMPATRIO. L’intesa prevede poi di rafforzare le capacità dei Paesi di origine di collaborare con i rimpatri, adottando anche “missioni di personale dell’immigrazione proveniente dai Paesi africani verso quelli europei con l’obiettivo di verificare e identificare le nazionalità dei migranti irregolari che non hanno la necessità di protezione internazionale”, un punto molto contestato dalle ong, che respingono l’idea che funzionari governativi possano giudicare le ragioni dei dissidenti politici del proprio Paese. E ancora, lanciare “progetti di sostegno alla reintegrazione dei rimpatriati nelle comunità di origine”.