Dal nostro inviato Fabio De Ponte La Valletta (Malta), 12 nov. (LaPresse) – Chiuso il summit sul flusso di migranti in arrivo da sud, quello con i Paesi africani, per l’Ue si apre subito l’altro fronte, quello da sudest. E a fare la parte del leone in questo caso è la Turchia. Non sono passati neanche dieci minuti tra la conclusione del summit Ue-Africa di Malta, e il vertice informale dei leader europei sulle relazioni col Paese anatolico. Nel corso del quale il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, ha portato aggiornamenti freschi di ritorno da Ankara, dove si trovava fino a stamattina.
AIUTI PER TRE MILIARDI. Da tempo Bruxelles sta chiedendo un maggiore impegno alla Turchia sul fronte dei rifugiati siriani. E la cosa sembra aver subito ora una accelerazione: entro fine mese, molto probabilmente il 29 novembre, sarà convocato un vertice Ue-Turchia. La Commissione propone di offrire ad Ankara 3 miliardi di euro: ma vorrebbe che fossero gli Stati membri a metterne la maggior parte, cioè 2,5 miliardi. D’altra parte, sul fondo di emergenza per l’Africa, appena creato, a fare la parte del leone è stata la stessa Commissione, mentre i Paesi hanno partecipato con un contributo piuttosto limitato.
I CAMPI PER I PROFUGHI SIRIANI. La prima occasione di incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, comunque, sarà già questa domenica, in occasione del G20 in programma proprio in Turchia, nella località turistica di Antalya. La questione che sta più a cuore a Bruxelles è quella dei campi profughi nei quali la Turchia conta di fermare milioni di siriani. Ankara si prepara infatti a una azione militare di terra in Siria con oltre 10mila uomini, che potrebbe garantire la sicurezza di un’area nella quale conta di far stare – per dieci anni – fino a cinque milioni di profughi siriani. Si ipotizzano sei campi principali, undici basi logistiche e diciassette “punti di sicurezza”.
TUSK: “L’UE FARA’ TUTTO CIO’ CHE E’ NECESSARIO”. Una operazione di dimensioni bibbliche, per garantire la quale, ha scandito oggi lo stesso presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, l’Europa è pronta a tutto: “Siamo fiduciosi – ha detto – che una relazione di mutuo beneficio può essere stabilita per affrontare la crisi attuale. Siamo stati tutti d’accordo – al vertice informale – che l’Ue farà tutto ciò che è necessario per raggiungere questo risultato”.
GLI ARRESTI IN TURCHIA. Il tutto mentre si moltiplicano le notizie di arresti. L’accusa naturalmente è sempre quella di legami con lo Stato islamico. Oggi sono arrestate 11 persone a Istanbul, mentre una settimana fa 20 persone sono finite in manette proprio nei pressi di Antalya, in vista del G20. Mentre il governo rifiuta di concedere ai media dell’opposizione gli accrediti per seguire il vertice, denunciano gli stessi organi di stampa di opposizione, come il Daily Sozcu, Zaman, il Todays Zaman e l’agenzia Cihan. “La stampa turca era molto più libera 50 anni fa”, scrive sul proprio sito il Daily Sozcu.
“IL MODELLO GHEDDAFI”. Il timore, avanzato dalle organizzazioni non governative, da Oxfam ad Amnesty International, è che l’Ue sia disposta a chiudere anche più di un occhio sui diritti umani a fronte della possibilità di bloccare l’afflusso di milioni di profughi. “Certo, Erdogan non è Gheddafi – spiega ufficiosamente una fonte di una di queste organizzazioni – ma il modello sembra lo stesso”. Si rischia dunque di replicare, dice, quello che “l’Italia ma anche l’Europa” fecero con la Libia del Raìs, Paese che si faceva carico – se non del tutto almeno in buona parte – di bloccare i migranti. Ma lo faceva con i metodi del regime, realizzando nel deserto carceri dove i migranti erano detenuti in condizioni brutali e tanti morivano.
“SE FACCIAMO I SUMMIT CON I PAESI AFRICANI…”. La risposta, sempre ufficiosa, dal fronte opposto, ai cronisti che sollevano qualche dubbio sulla opportunità di accreditare Erdogan con un vertice ad hoc a Bruxelles, non lascia margini di dubbio: “Abbiamo appena fatto un summit con 35 Paesi africani…”, dice una fonte diplomatica vicina al Consiglio, accompagnando la battuta con una risata.
BRUXELLES SI PREPARA AD ACCOGLIERE ERDOGAN. Così l’Europa che, secondo più di un osservatore, con le sue aperture ha già favorito la corsa di Erdogan alle elezioni – aiutandolo nella sua una rivincita sui curdi, che al voto di giugno avevano raccolto uno storico successo ormai cancellato – si prepara ad accoglierlo a Bruxelles. Accelerando sulla liberalizzaione dei visti, mettendo sul tavolo tre miliardi di euro e lasciando intravedere all’orizzonte la possibilità di una riapertura dei negoziati di adesione. Tutto pur di fermare i rifugiati. Perché altrimenti, spiega Tusk, “Schengen non sopravviverà”.
“LO 0,2% DELLA POPOLAZIONE EUROPEA”. “Nel 2013 – ricorda Sara Tesorieri, Eu Conflict and Humanitarian Policy advisor di Oxfam, arrivata a La Valletta per seguire gli sviluppi del tavolo Ue-Africa – in un documento allegato alle conclusioni di un vertice sulla Siria l’Ue suggerì alla Turchia di aprire le proprie frontiere per far entrare i rifugiati. Penso che forse oggi Bruxelles dovrebbe darsi lo stesso consiglio”. I migranti, prosegue, “rappresentano un quinto di un punto percentuale della popolazione europea, cioè lo 0,2%. Trovo sorprendente la tesi che l’Europa non possa farvi fronte. A maggior ragione se teniamo presente anche la crisi demografica che attraversa il continente”.