Istanbul (Turchia), 1 nov. (LaPresse/Reuters) – In Turchia hanno votato sia il presidente Recep Tayyp Erdogan, che il leader del partito di sinistra filocurdo Hdp, Selahattin Demirtas. Erdogan ha votato nel suo quartiere di origine nella parte asiatica di Istanbul, Calimca. È giunto al seggio accompagnato dalla moglie, che indossava un velo color oro. Rigide le misure di sicurezza, che comprendevano cecchini appostati sui tetti degli edifici vicini. “È ovvio quanto importante sia la stabilità nelle elezioni di oggi e oggi i nostri cittadini faranno la loro scelta in base a questo”, ha detto ai giornalisti il presidente.
Anche Demirtas ha votato a Istanbul. “Tutto ciò che i turchi vogliono e di cui hanno bisogno sono più d’ogni altra cosa pace e calma”, ha detto uscendo dal seggio. “Spero che dei buoni risultati elettorali daranno conforto alle famiglie sofferenti di coloro che hanno dato la loro vita per pace, libertà e democrazia”, ha aggiunto. Le violenze tra forze di sicurezza e militanti curdi hanno colpito il sudest della Turchia, a maggioranza curda, da quando a luglio il cessate il fuoco è andato in fumo, ma nelle prime ore di voto la situazione nella regione è stata tranquilla. Nel sudest i seggi sono sottoposti a rigide misure di sicurezza, con le forze speciali dispiegate nella zona Sur di Diyarbakir, teatro di scontri nelle ultime settimane.
I seggi hanno aperto alle 7 ora locale nell’est della Turchia (le 5 in Italia) e un’ora dopo nel resto del Paese, e chiuderanno alle 17 ora locale, le 15 in Italia. È in vigore un divieto di annunciare i risultati fino alle 19 ora italiana, ma solitamente la commissione elettorale elimina il divieto prima dell’orario fissato ufficialmente per la diffusione dell’esito. Per la Turchia si tratta del secondo voto in cinque mesi, dopo che nelle elezioni dello scorso 7 giugno il partito al potere Akp, fondato da Erdogan, aveva perso la maggioranza assoluta di cui aveva sempre beneficiato da quando è salito al governo per la prima volta nel 2002. L’Akp non è stato in grado di formare una coalizione e quindi è stato istituito un governo ad interim che traghettasse il Paese a nuove elezioni. Da allora però molte cose sono cambiate: il cessate il fuoco con il Pkk è crollato, la situazione legata alla guerra nella vicina Siria è peggiorata e la Turchia, che è un membro della Nato, è stata colpita da due attacchi terroristici legati allo Stato islamico, cioè quello di Suruc del 20 luglio e quello di Ankara del 10 ottobre.
Fonte Reuters – Traduzione LaPresse