Usa, Papa Francesco: Dire no alla pena di morte e al commercio di armi

di Denise Faticante

Città del Vaticano, 24 set. (LaPresse) – “No alle pena di morte”, “basta commercio di armi”. Sfiora cicatrici, tocca ferite sanguinanti, ammonisce, chiede, ringrazia ed elogia. Papa Francesco, primo pontefice nella storia ad entrare nel cuore della politica statunitense e per questo mondiale, parla con franchezza senza troppe riverenze. Con lo sguardo serio che sa avere nelle occasioni più importanti, l’argentino, “latino come gli immigrati che cercano negli Usa un futuro migliore”, si rivolge al Congresso, ripagato da più di una standig ovation, toccando questione sulle quali quegli uomini davanti a lui si dilaniano e dividono da sempre: libertà, cambiamenti climatici, diritti umani – comprese la richiesta d’abolizione della pena di morte e il rinnovo di quella di fermare il commercio delle armi – immigrazione, famiglia, fondamentalismi, dialogo, cooperazione e pace.

Nessun intervento a gamba tesa, secondo il suo stile e anche secondo la fine e collaudata diplomazia vaticana. A differenza dei passati pontificati, stavolta però nulla è lasciato sottinteso e da interpretare, specialmente il netto no alla pena di morte e il monito contro il traffico delle armi. Bergoglio davanti al Parlamento in seduta comune chiede da un lato di “proteggere la vita” in quanto preziosa (e qui raccoglie un fragoroso applauso dei repubblicani) ma partendo da questo assunto si scaglia contro la pena capitale perché “l’esistenza è sacra e ogni persona è dotata di una inalienabile dignità e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini”. Inoltre invita a non dividere il mondo in buoni e cattivi e a trattare gli altri, il riferimento è ovviamente i migranti e gli ultimi, “come vorremmo essere trattati noi”.

Francesco non si censura certo, trattando punto per punto la dottrina della Chiesa, quella “in uscita”, rivolta al mondo e agli altri. Un appello ai politici affinché “si sforzino per un bene comune, senza essere al servizio dell’economia e della finanza”. E per costruire il suo discorso sceglie quattro personaggi: l’ex presidente Abraham Lincoln, ‘guardiano della Libertà’, il reverendo Martin Luther King e il suo celebre sogno di un’America giusta (“Il suo sogno continua a ispirarci tutti, e sono felice che l’America continui per molti a essere una terra di sogno”), la giornalista e attivista anarchica Dorothy Day, fondatrice del Movimento lavoratori cattolici, e lo scrittore e religioso Thomas Merton, grande sostenitore del dialogo.

Dialogo e pace per “porre fine ai conflitti armati”, che nascono dalla sete di denaro, “intriso di sangue innocente”. Poi l’affondo: “Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è nostro dovere affrontare il problema e fermare il commercio di armi”. Un nervo scoperto nel tessuto connettivo del sistema americano che sembra non riuscire nemmeno ad arginare la vendita di armi negli stessi stati federali. Forte è l’accenno agli immigrati che premono sulla frontiera con il Messico. “Anche in questo continente, migliaia di persone sono spinte a viaggiare verso il Nord in cerca di migliori opportunità. Non è ciò che volevamo per i nostri figli? Non dobbiamo lasciarci spaventare dal loro numero, ma piuttosto vederle come persone, guardando i loro volti e ascoltando le loro storie, tentando di rispondere meglio che possiamo alle loro situazioni. Rispondere in un modo che sia sempre umano, giusto e fraterno.

Dobbiamo evitare una tentazione oggi comune: scartare chiunque si dimostri problematico”. Da domani repubblicani e democratici si spartiranno le parole del pontefice tirando la sua veste bianca ognuno dalla propria parte. Lo speaker Boehner non accoglie certo di buon grado il richiamo contro le armi e la pena di morte e il suo volto, alle spalle di Bergoglio, è la cartina di tornasole di tutti i repubblicani. Ma persino lui non riesce a trattenere le lacrime quando il pontefice, affacciandosi alla loggia di Capitol Hill, saluta e benedice la folla dicendo ancora una volta: “Dio benedica l’America”.