di Matteo Bosco Bortolaso
Bruxelles (Belgio), 23 set. (LaPresse) – Un leader a due facce, che “crea il caos” e “strumentalizza l’emergenza migranti ai suoi fini”. È questo il ritratto di Viktor Orban, il premier di Budapest, tratteggiato dall’eurodeputato ungherese Istvan Ujhelyi, in un’intervista con LaPresse. Ujhelyi è capogruppo per l’Ungheria del gruppo Socialisti&Democratici, oltre che vice presidente del partito socialista ungherese, all’opposizione di Orban.
Onorevole Ujhelyi, che opinione si è fatto del piano approvato ieri dai ministri degli Interni dell’Ue?
La crisi migratoria rappresenta per il premier ungherese tanto un’opportunità quanto una sfida: esagera e strumentalizza questa situazione in maniera che possa mostrarsi come la figura chiave, restando con una fermezza che gli permetterà di ottenere la soluzione. rban pensa che creando un caos sempre più grande, potrà diventare un leader più forte. È un errore grave. Noi pensiamo che questo sia un problema europeo e globale che non ha una soluzione differente da un Paese all’altro.
Ci può spiegare la posizione del governo di Budapest sui famosi 54mila migranti che l’Ungheria potrebbe ‘ricollocare’?
È importante anzitutto sottolineare che il sistema di quote non risolverà la crisi migratoria. Tuttavia, esso rappresenta almeno un primo passo verso la soluzione comunque, ed è per questo che è importante che tutti i Paesi membri concorrano a realizzarla. Per quanto riguarda l’Ungheria, la situazione è alquanto originale. Come lo stesso rappresentante del governo (a Bruxelles) ha riconosciuto, non ci sono nemmeno 54mila rifugiati nel Paese, perché nessuno vuole restare in Ungheria dopo aver attraversato i nostri confini. Tutti continuano il viaggio verso la Germania. Abbiamo bisogno di un regime d’asilo europeo, la ripartizione dei rifugiati e il finanziamento di tutte queste misure. All’interno di un regime simile, è interessante parlare di quote.
Ieri la Bbc ha parlato di un piano alternativo che Budapest vuole presentare all’Ue: raccogliere l’1% dei fondi ricevuti e l’1% dei fondi inviati all’Ue. Questo fondo aiuterebbe i Paesi colpiti per primi dalle ondate migratorie, come Siria, Libano, Turchia. Che ne pensa?
All’inizio della crisi, Viktor Orba non lavorava alla soluzione ma faceva di tutto per aggravare la crisi. Oggi annuncia ufficialmente ciò di cui aveva già parlato in passato. Tra queste iniziative, certe proposte erano state addirittura formulate dall’opposizione, ma al tempo il premier e il suo partito le ignoravano completamente. Se è davvero interessato a trovare una soluzione, si comporterebbe come un europeo responsabile.
Dopo aver costruito i muri, Orban ordinerà di costruire gli hotspost?
Orban utilizza anche qui due discorsi in parallelo. Prima condannava l’Unione eruopea perché non teneva conto del flusso migratorio che colpiva l’Ungheria. Ora, invece, quando l’Europa accetta questo fatto, il premier rifiuta che l’Ungheria sia qualificata come paese frontaliero. Questa incoerenza nella sua strategia politica è molto pericolosa.
Parliamo dell’Europarlamento: cosa avete intenzione di fare in quella sede?
È ovvio che il sistema attuale ha bisogno di essere rivisto, al più presto. Il Parlamento ha deciso di trasferire fondi significativi in Medioriente, direttamente ai campi dei rifugiati o per i programmi umanitari. Più in generale, tutti gli eurodeputati dovrebbero difendere i nostri valori comuni, rappresentando anche gli interessi del loro Paese. Ora abbiamo una prima strategia per farlo, assieme anche ai colleghi italiani.