Il Papa accolto a Cuba da Raul Castro: Il mondo ha bisogno di riconciliazione

Di Denise Faticante

Roma, 20 set. (LaPresse)- ‘Arriva a Cuba il Papa dei poveri’. E’ con questo titolo che Granma, il quotidiano ufficiale del partito comunista, saluta l’arrivo di Bergoglio, aprendo la prima pagina con la foto di Francesco. Questa mattina è iniziato il decimo viaggio apostolico del pontefice, il più lungo e il più impegnativo. Il Santo padre porta con sé due sentimenti: quella della tenerezza e della gratitudine.


L’ARRIVO A L’AVANA. L’aereo con a bordo papa Francesco, partito questa mattina alle ore 10.32 da Roma-Fiumicino, è atterrato pochi minuti prima delle 16.00 locali (le 22.00 in Italia) all’aeroporto internazionale ‘José Martí’ dell’Avana a Cuba. Al Suo arrivo Bergoglio è accolto dal presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri della Repubblica di Cuba, Raúl Castro e dall’arcivescovo di San Cristóbal di L’Avana, Jaime Lucas Ortega y Alamino. Sono inoltre presenti alcune autorità dello Stato, i Decani regionali del corpo diplomatico, i vescovi di Cuba e un gruppo di fedeli che sventolano bandiere del Vaticano. Papa Francesco è sceso dall’aereo dopo 12 ore di volo ed è stato accolto da Raul Castro con una calorosa stretta di mano. Tanti i fedeli lo hanno applaudito e salutato. “Missionario di misericordia, benvenuto a Cuba”, si legge sugli striscioni esposti dalla folla. Un gruppo di bimbi cubani ha anche portato in dono mazzi di fiori al Pontefice, che ha ricambiato imprimendo loro la benedizione e salutandoli in spagnolo. “Da alcuni mesi, siamo testimoni di un avvenimento che ci riempie di speranza: il processo di normalizzazione delle relazioni tra due popoli, dopo anni di allontanamento. È un segno del prevalere della cultura dell’incontro, del dialogo, del ‘sistema della valorizzazione universale… Sul sistema, morto per sempre, di dinastia e di gruppo’(José Martí, ibid.)”, ha detto Francesco nel suo primo discorso sull’isola. “Incoraggio i responsabili politici – ha aggiunto – a proseguire su questo cammino e a sviluppare tutte le sue potenzialità, come prova dell’alto servizio che sono chiamati a prestare a favore della pace e del benessere dei loro popoli, di tutta l’America, e come esempio di riconciliazione per il mondo intero”. E poi, a braccio, ha ancor auna volta rimarcato la parola riconciliazione. “Il mondo – ha concluso – ha bisogno di riconciliazione per tappe in questa atmosfera da terza guerra mondiale”


LE ASPETTATIVE DI CUBA. Lui, che con la sua azione diplomatica ha consentito di sbloccare i rapporti tra Cuba e gli Stati Uniti, premessa per un indispensabile progresso sociale dei suoi abitanti, prima di salire sull’areo, ha voluto dire grazie ai cubani, soprattutto a quelli più poveri. Il governo retto da Raul Castro spera che il l’argentino porti in dote due regali: la spinta per convincere gli Stati Uniti a togliere l’embargo economico, e un messaggio politico che salvi i principi della rivoluzione. La Chiesa, nel corso di questi decenni, non ha mai abbandonato Cuba. Da sempre Fidel ha individuato nel Papa un interlocutore per uscire dall’isolamento.

I NODI: I DISSIDENTI E GUANTANAMO. Ma i nodi da sciogliere nell’isola sono grandi e Bergoglio lo sa. C’è la questione dei dissidenti politici. La scorsa settimana il governo ha scarcerato 3522 detenuti: si tratta di ultrasessantenni, ragazzi senza precedenti penali, malati cronici e donne. Sono stati esclusi dall’indulto quelli accusati di omicidio, stupro, abuso di minori e traffico di droga. Restano in carcere anche gli accusati di delitti contro la sicurezza dello Stato. La chiesa a Cuba ha da sempre giocato un ruolo di primo piano soprattutto da quando a gestirla è Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo dell’Avana e grande elettore del pontefice argentino. Ortega ha sempre evitato le contrapposizioni con il castrismo esponendosi quindi alla diffidenza delle ‘Damas en Blanco’ che ogni domenica sfilano per chiedere la liberazione dei parenti accusati di attività contro lo Stato. Tutto questo è ben chiaro al Santo Padre che sa anche di dover, in qualche modo, menzionare la delicata questione della prigione di Guantanamo.

L’INCONTRO CON FIDEL CASTRO. Incontrerà anche il malato e vecchio Fidel specchio ormai del castrismo al tramonto. La missione del Papa a Cuba non è quindi semplice: anche perché non basta il carisma di Bergoglio per eliminare l’embargo economico e non basterebbero i messaggi del Vaticano se alla Casa Bianca il prossimo anno andasse un repubblicano.

TELEFONATA TRA RAUL CASTRO E OBAMA. Ieri Raul Castro e Barack Obama, sentendosi per telefono, hanno riconosciuto al pontefice “il merito del disgelo”. Intanto all’Avana tutto è pronto per l’arrivo: le immagini di Bergoglio si fondono e confondo con quelle di Che Guevara e Josè Martì: tre rivoluzionari, figli del loro tempo.