Torino, 15 set. (LaPresse) – In Europa tornano i controlli ai confini. L’Ungheria sigilla la frontiera e dopo l’entrata in vigore, a mezzanotte, della nuova legge che introduce anche il carcere per l’immigrazione illegale, le forze di sicurezza hanno arrestato 16 migranti, nove siriani e sette afghani. Superando il confine si rischia fino a 5 anni di detenzione. Ieri, i ministri dell’Interno Ue, riuniti a Bruxelles, hanno dato il via libera alla prima tranche di 40mila ricollocamenti ma hanno rimandato alla riunione dell’8 ottobre la decisione sulle modalità di ripartizione degli altri 120mila. Intanto, questa mattina si è verificata una nuova tragedia in mare: almeno 22 persone, fra cui quattro bambini, sono annegate stamattina nel mar Egeo al largo della provincia di Mugla in Turchia.

SIGILLATO CONFINE UNGHERESE. Dopo la decisione a sorpresa di domenica da parte della Germania di reintrodurre i controlli alla frontiera con l’Austria, ieri si è verificato una sorta di effetto domino e i Paesi vicini hanno annunciato l’imposizione di controlli ai confini: l’Austria ha deciso di inviare l’esercito alla frontiera con Budapest per affiancare la polizia nei controlli in vista della massiccia ondata di arrivi. Ieri in Ungheria sono entrate 9.380 persone fino a quando non è stato chiuso intorno alle 16.30 il varco d’accesso non ufficiale vicino Röszke, quello più utilizzato finora dai migranti per l’attraversamento del confine. Si tratta del numero più alto di ingressi registrato in un solo giorno. La polizia ha sigillato il confine, bloccando il principale varco di accesso informale dalla Serbia con 175 chilometri di recinzione e l’invio di 4300 militari.

CONTROLLI ALLA FRONTIERA AUSTRIACA. A mezzanotte l’Austria introdurrà controlli più rigidi alla frontiera con l’Ungheria. Lo ha annunciato il portavoce del ministero dell’Interno austriaco, aggiungendo che il ministro ha informato la Commissione europea e che, a seconda del numero di migranti che provano a entrare, le nuove misure potrebbero essere estese ad altre zone di confine dell’Austria.

CENTINAIA VICINO ALLA BARRIERA. Centinaia di migranti si sono ammassate vicino alla barriera issata dall’Ungheria al confine con la Serbia, vicino alla principale autostrada che collega i due Paesi, e sbattono colpi sul metallo gridando ‘Aprite il confine, aprite il confine‘. Lo riferisce un giornalista di Reuters.

EFFETTO DOMINO ALLE FRONTIERE. Il Belgio ha annunciato che non esclude la chiusura temporanea dei confini se dovrà far fronte a un massiccio afflusso di rifugiati e la Slovacchia ha imposto controlli temporanei ai confini con Ungheria e Austria. Inoltre da Bruxelles il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha fatto sapere che la Francia potrebbe riprendere i controlli al confine con l’Italia in caso di necessità, evidenziando che già il mese scorso la Francia aveva imposto controlli alla frontiera e, appunto se necessario, potrebbe seguire l’esempio della Germania.

POSIZIONI DIVISE. Alla riunione di Bruxelles, intanto, le posizioni sono rimaste divise, con i Paesi del gruppo Visegrad (Ungheria, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca) ancora fermi nella loro contrarietà alle quote obbligatorie. “Pensiamo che le quote non siano la soluzione”, ha detto il ministro dell’Interno slovacco, Robert Kalinak. Il ministro Angelino Alfano, dal canto suo, si è detto convinto che l’Unione europea “sarà più sicura se i suoi Paesi sono solidali fra loro” e ha chiesto di lavorare sulla redistribuzione dei rifugiati ma anche delle persone che non ottengono diritto di asilo, delle quali a suo parere deve farsi carico l’agenzia Frontex con fondi comunitari perché “è una responsabilità europea”. L’accordo sperato sulle quote non è stato raggiunto. Oggi il vice cancelliere tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, ha commentato: “Ieri l’Europa è tornata a coprirsi di ridicolo” sostenendo che la Germania non è disposta a continuare a essere il Paese che paga.

SOLO I PRIMI 40 MILA. Sul tavolo dei ministri dell’Interno Ue c’era la redistribuzione di 160mila rifugiati in due anni, di cui 40mila già proposti a luglio e gli altri 120mila proposti dalla Commissione Ue la settimana scorsa. Nel pomeriggio dai ministri è arrivata l’adozione formale della decisione di luglio di redistribuire 40mila rifugiati in due anni da Italia e Grecia, precisamente 24mila dall’Italia e 16mila dalla Grecia (nonostante attualmente gli impegni offerti dai diversi Stati membri consentano di arrivare alla copertura dell’accoglienza solo per 32.256 persone). Della decisione di oggi beneficeranno persone con chiara necessità di protezione internazionale che siano arrivate o arriveranno in Italia e Grecia dal 15 agosto 2015 al 16 settembre 2017 e i Paesi che parteciperanno allo schema riceveranno circa 6mila euro per ogni persona ricollocata. “Di fatto i primi ricollocamenti di persone che hanno bisogno di protezione internazionale possono cominciare rapidamente”, ha detto il ministro per l’Immigrazione del Lussemburgo, Jean Asselborn, il cui Paese ricopre la presidenza di turno semestrale dell’Unione europea, spiegando che al tempo stesso i centri di registrazione dove si dovrebbero prendere le impronte digitali in Francia e Italia, i cosiddetti hotspot, hanno ora la “base legale necessaria per cominciare a lavorare”.

RIMANDATO ALL’8 OTTOBRE. Quanto agli altri 120mila rifugiati da ricollocare, secondo quanto anticipato a riunione ancora in corso dal ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizière e poi confermato al termine dalla presidenza di turno Ue del Lussemburgo, è stato raggiunto un accordo politico, ma bisognerà ridiscuterne in concreto nell’altra riunione dei ministri dell’Interno in programma per l’8 ottobre. Sempre secondo quanto anticipato da De Maizière, ci sarà un appoggio aggiuntivo ai Paesi in regioni di crisi e alla Turchia, ma al momento questo appoggio non si è concretizzato in una cifra economica, e ci sarà anche l’appoggio alla creazione di una lista di Paesi d’origine sicuri, che includerà tutti gli Stati dei Balcani ma non la Turchia.

USO DELLA FORZA CONTRO SCAFISTI. al Consiglio affari generali dell’Ue, intanto, è giunto l’ok all’avvio della fase 2 di Eunavfor Med, con l’autorizzazione all’uso della forza da parte delle navi di pattugliamento nel mar Mediterraneo, che potranno così intercettare e fermare in alto mare le imbarcazioni degli scafisti.

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