Medioriente, detenuto palestinese in sciopero fame da 50 giorni è grave

Gerusalemme, 9 ago. (LaPresse/EFE) – Il palestinese Mohamed Allan, in sciopero della fame da 50 giorni durante la detenzione amministrativa in Israele, è in condizioni di salute critiche. Lo hanno fatto sapere organizzazioni per i diritti dei prigionieri palestinesi. Le autorità israeliane, intanto, stanno valutando se sottoporlo ad alimentazione forzata, in virtù di una legge approvata a luglio. L’avvocato 31enne, in detenzione senza processo dal novembre scorso, è ricoverato nel reparto terapia intensiva dell’ospedale Soroka di Beersheva, nel sud di Israele, e secondo i media locali è ancora cosciente.

Venerdì il Comitato internazionale della Croce Rossa aveva avvertito che Allan era “a rischio immediato” di morte, in vista del superamento dei 50 giorni di sciopero della fame. Il legale dell’uomo ha dichiarato all’agenzia palestinese Maan che, nonostante il peggioramento delle condizioni di salute, il digiuno proseguirà. Un’altra organizzazione palestinese che si batte per i detenuti nelle carceri israeliane ha denunciato che non appena Allan aveva dichiarato l’intenzione di entrare in sciopero era stato trasferito in isolamento, perché desistesse.

Secondo i medici, dal 42esimo giorno in cui non si ingerisce cibo l’organismo può avere complicazioni che mettono in pericolo di vita. Intanto, da mercoledì scorso circa 120 palestinesi incarcerati a Nafha, nel sud di Israele, sono entrati in sciopero della fame contro le dure condizioni di detenzione e la discriminazione razziale.