di Chiara Dalla Tomasina
Hiroshima (Giappone), 6 ago. (LaPresse) – Questa mattina, alle 8.16 ora locale, la città di Hiroshima, in Giappone, si è fermata per rispettare un minuto di silenzio. Per ricordare quel maledetto 6 agosto di settant’anni fa, quando il bombardiere Enola Gay, dal nome della madre del pilota del velivolo, sganciò sulla città la prima bomba atomica della storia utilizzata durante una guerra. Il bilancio di quell’attacco fu pesantissimo: Hiroshima fu rasa al suolo e morirono all’istante 80mila persone. Ma la cifra raggiunse presto le 200mila unità, con decessi successivi legati alle conseguenze delle radiazioni e ai tumori.
Sono passate sette decadi da quel terribile giorno, ma il ricordo nel Giappone e nel mondo interno è ancora fortissimo: nel parco Memoriale della pace, a Hiroshima, stamattina il sindaco della città, Kazumi Matsui, a sua volta figlio di un sopravvissuto alla strage, dopo aver rispettato il minuto di silenzio ha tenuto un toccante discorso, che comprendeva un accorato appello alle potenze mondiali, presenti tramite i loro rappresentanti, di porre fine all’armamento atomico, per avere finalmente un mondo libero dalle armi nucleari.
La richiesta del primo cittadino di Hiroshima è stata ripresa fortemente anche dall’intervento di Shinzo Abe, il premier giapponese, che in un messaggio al Paese ha dichiarato che il Giappone ha l’obiettivo di realizzare un mondo “libero dalle armi nucleari attraverso misure realistiche e pratiche” e che, in proposito, sarà presentata “una nuova risoluzione all’assemblea dell’Onu del prossimo autunno per l’eliminazione delle armi nucleari“.
Ma la commemorazione giapponese non ha lasciato indifferente il resto del mondo, e con esso i politici internazionali, che si sono espressi sentitamente riguardo l’avvenimento. In Italia, il presidente del Senato Pietro Grasso ha scelto un social network, Facebook, per esprimere il suo pensiero: “Alle 8.16 di 70 anni fa, in un istante, Hiroshima passò dall’essere un luogo vivo a un deserto di polvere e morte. Decine di migliaia di uomini e donne furono spazzate via da quella terribile esplosione e molte altre, nei successivi decenni, subirono le gravissime conseguenze delle radiazioni. Il mondo, da allora, non è stato più lo stesso”, ha postato sul suo profilo. Ha scelto invece il Corriere della Sera, Federica Mogherini, alta rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, sulle cui pagine ha scritto: “Settant’anni dopo, Hiroshima e Nagasaki restano il manifesto più potente dell’atrocità della guerra. Quell’attacco nucleare è stato un monito assoluto a evitare di precipitare nello stesso orrore, fino a far prevalere il coraggio della pace. La fine della Guerra fredda ha segnato un passo importante e non scontato verso il disarmo”.
A un mese dalla storica firma del trattato del consiglio dell’Onu con l’Iran riguardo il programma nucleare del Paese, sembrerebbe l’obiettivo dei leader mondiali sia quello di diminuire davvero gli armamenti nucleari. Ma sono ancora tantissimi i Paesi del mondo che possiedono armi di questo tipo: tra questi, gli Stati Uniti d’America, la Russia, il Regno Unito, la Francia e la Cina, ovvero i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Oltre a loro, risultano in possesso di armi nucleari anche l’India, il Pakistan, la Corea del Nord e Israele.