Afghanistan, Isis e Usa negli ultimi messaggi del mullah Omar

Kabul (Afghanistan), 29 lug. (LaPresse) – Nella lista nera del terrorismo internazionale dal 2001, sulla testa del mullah Omar pende una taglia da 10 milioni di dollari del dipartimento di Stato americano perché accusato di aver dato protezione a Osama Bin Laden, e alla rete terroristica di Al-Qaida, prima e dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Le sue tracce si perdono proprio 14 anni fa. Le apparizioni si limitano a messaggi affidati alla rete. L’ultimo risalirebbe a pochi giorni fa. In quell’occasione la guida spirituale dei talebani esprimeva critiche nei confronti dell’autoproclamato Stato islamico.

Negli anni ha alternato dichiarazioni concilianti ad altre decisamente più combattive, come nel 2013 quando accusò gli Usa e il governo di Kabul dei fallimenti registrati nell’avvio dei negoziati di pace pur confermando la volontà dei talebani di proseguire sulla strada della tregua. Sempre in quell’occasione, inoltre, il mullah Omar invitava gli afghani a boicottare le elezioni presidenziali dell’anno seguente, descritte come un procedimento manipolato dagli Stati Uniti. Ha sempre negato l’intenzione dei talebani di monopolizzare il potere in Afghanistan pur rivendicando un governo afghano inclusivo e basato sui principi islamici.

Qualche mese più tardi ecco un altro messaggio inviato ai media in cui annunciava che i talebani avrebbero continuato a combattere nel caso in cui il governo di Kabul avesse firmato un nuovo accordo sulla sicurezza con gli Usa.