Ankara (Turchia), 25 lug. (LaPresse) – Continua l’offensiva della Turchia contro lo Stato Islamico e il partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), in conflitto da decenni con il governo. Per la seconda notte consecutiva i caccia turchi hanno bombardato i campi dei militanti curdi nel Nord dell’Iraq e obiettivi dei combattenti dell’Isis, al confine con la Siria. Nel mirino delle forze armate di Ankara, magazzini, ‘punti logistici’, abitazioni ed edifici di stoccaggio.
“Quando zone del nord della Siria saranno state liberate dalla minaccia dello Stato islamico, si creeranno in modo naturale zone di sicurezza“. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, in conferenza stampa. In quelle aree, ha aggiunto, “potranno trovare riparo gli sfollati”.
Il doppio attacco, confermato dall’ufficio del primo ministro turco all’agenzia Reuters, rischia di essere un duro colpo per il fragile processo di pace avviato alla fine del 2012 con i curdi e attualmente in stallo. Dopo l’attentato suicida a Suruc, la Turchia ha promesso un’azione più decisa contro jihadisti e militanti curdi, aprendo alla collaborazione con gli Stati Uniti e con la coalizione che combatte l’Isis, per frenare la minaccia del terrorismo.
“Credo che l’offensiva lanciata dalla Turchia contro l’Isis nel Nord della Siria sia importante. Da mesi c’era il rischio di un sovrapporsi tra il coinvolgimento di Ankara nella coalizione contro l’Isis e le dinamiche interne legate alla questione curda. Le autorità turche non solo hanno reagito agli attacchi ma hanno anche concesso agli Usa l’uso della base di Incirlik per operazioni militari contro il Califfato. E’ una mossa senza precedenti, di grande significato tattico e politico”. E’ quanto affermato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un’intervista al quotidiano ‘Corriere della Sera’.