Bruxelles (Belgio), 20 lug. (LaPresse/EFE) – I ministri dell’Interno dei 28 Paesi Ue riuniti a Bruxelles hanno concluso senza raggiungere un accordo la discussione sulla redistribuzione, nei prossimi due anni, di 40mila richiedenti asilo siriani ed eritrei arrivati da aprile in Italia e in Grecia, e hanno deciso di riesaminare la questione a dicembre.
“Con gli impegni dei Paesi attualmente sul tavolo, si raggiunge un totale di 35mila richiedenti“, hanno detto fonti diplomatiche che confermano la riunione dei Ventotto a dicembre. “Non può essere considerato un fallimento – dicono le stesse fonti – perché si tratta di un processo biennale”.
Spagna e Polonia sono i Paesi che più degli altri hanno criticato il piano di redistribuzione Ue dei richiedenti asilo. La Spagna è l’unico Paese arrivato alla riunione senza aver prima comunicato all’Unione europea il numero di migranti che sarebbe disposto ad accogliere, anche se il ministro dell’Interno Jorge Fernandez Diaz ha detto che il Paese sarà “responsabile e solidale” e che presenterà una cifra per non bloccare il processo, sottolineando però il fatto di essere in disaccordo con il sistema. Madrid si oppone, in particolare, alla proposta dell’esecutivo Ue di ripartire la distribuzione dei migranti sulla base di quattro criteri, ai quali viene dato peso come segue: il Pil (40%), la popolazione (40%), la disoccupazione (10%) e gli sforzi fatti precedentemente dal Paese in materia di accoglienza (10%).
Secondo questi calcoli, la Spagna dovrebbe ricevere 4.288 dei 40mila richiedenti asilo da redistribuire per contribuire ad alleviare la crisi provocata dal massiccio afflusso di persone dal Mediterraneo. Il ministro Diaz, al suo arrivo alla riunione, non aveva voluto rivelare l’entità del contributo spagnolo, ma aveva sottolineato che, in qualunque caso, non avrebbe superato i 4.288 migranti proposti dalla Ue, cifra che già considera ingiusta perché non tiene sufficientemente conto dell’elevato tasso di disoccupazione del Paese. L’Ungheria, infastidita dal fatto che l’Unione non adotta misure per contrastare la pressione esercitata sui suoi confini dai tentativi di immigrazione dal Kosovo, ha detto che il suo contributo sarà “zero”.