Roma, 11 lug. (LaPresse/Reuters) – Sassi e bottiglie lanciati dalla folla contro la delegazione del premier della Serbia, Aleksandar Vucic, al suo arrivo alla cerimonia per il 20esimo anniversario del massacro di Srebrenica. Una folla arrabbiata di persone che partecipavano alla commemorazione ha urlato e fischiato contro Vucic, inseguendo la delegazione serba fino su una collina dove il gruppo di Belgrado si stava recando a prendere le macchine. A fare strada a Vucic tra la folla c’erano le sue guardie del corpo. Una fonte del governo bosniaco riferisce che la delegazione ha lasciato il posto. A essere contestato è il fatto che Belgrado continua a negare la definizione del massacro di Srebrenica come genocidio.
Una persona è stata fermata per l’aggressione come riferisce la polizia bosniaca. “Dato che ci aspettavamo qualcosa del genere, abbiamo infiltrato diversi agenti tra la folla e loro hanno reagito immediatamente quando è cominciata l’aggressione”, ha spiegato alla stampa il ministro dell’Interno dell’entità serba di Bosnia, Dragan Lukac.
Negli anni ’90 Vucic ha seguito la corrente della ‘Grande Serbia‘, ideologia che ha alimentato spargimenti di sangue che hanno accompagnato la caduta della Jugoslavia. Da allora ha cambiato modo di porsi, presentandosi come pro Occidente, e la sua partecipazione alla commemorazione di oggi doveva essere simbolica di quanto la regione sia andata avanti dalle guerre, in cui sono morte almeno 135mila persone, 100mila delle quali in Bosnia. “Guardate lui e guardate quelle migliaia di lapidi”, ha detto Hamida Dzanovic, una donna venuta per la sepoltura di due ossa identificate dal Dna come appartenenti al marito. “Non si vergogna di die che questo non è stato genocidio? Non si vergogna a venire qui?”, ha aggiunto.
Renzi: ci furono responsabilità politiche. Nel massacro di Srebrenica ci furono responsabilità politiche: così il presidente del Consiglio Matteo Renzi a vent’anni dal genocidio in Bosnia. “Ho molti ricordi del luglio del ’95 – ha scritto il premier su Facebook – la vittoria di Sampras su Becker a Wimbledon in 4 set, Indurain che stava per vincere il quinto tour, le proteste per gli esperimenti nucleari a Mururoa, una canzone di Pino Daniele che trasmettevano sempre in radio, l’esame di filosofia del diritto. Ma di quello che era successo a Srebrenica in quei terribili giorni di luglio si seppe pochissimo per molto tempo. E quando ricevemmo notizia, rimanemmo tutti sgomenti”.
“A poche centinaia di chilometri dalle nostre case, parole come pulizia etnica e genocidio che speravamo rimanessero solo nei ricordi drammatici dei nostri nonni – ha detto ancora Renzi – erano di nuovo atrocemente realtà in Bosnia, qui in Europa. L’11 luglio del 1995, più di 8000 musulmani, compresi anziani donne e bambini, furono trucidati dalle milizie serbe e gettati in fosse comuni, sotto gli occhi indifferenti dell’Europa e del mondo“.
Si legge ancora sul profilo Facebook del presidente del Consiglio: “C’è una nenia che ricorda le vittime, si chiama ‘L’inferno di Srebrenica’ e fa così: ‘Sorella, fratello, vi sogno ancora ogni notte/ non ci siete, non ci siete, non ci siete / vi sto cercando, vi sto cercando, vi sto cercando / ovunque io vada, vi vedo / mamma, sorella, perché non ci siete’. A sentirla mette i brividi, ancora oggi”, osserva Renzi, secondo cui “ci sono molte responsabilità, innanzitutto politiche, per quello che è successo nel Balcani 20 anni fa. La mia generazione è cresciuta avendo negli occhi quel dolore e quella strage. Ci siamo detti allora, mai più permetteremo che questo succeda qui a casa nostra. Per questo una parte del nostro impegno politico è nato lì, in Bosnia, a Sarajevo, a Srebrenica. L’Unione europea è nata per portare pace e prosperità nel continente, l’allargamento ad est avvenuto in questi 10 anni ha avuto questo obiettivo. Non abbiamo mai pensato che il nostro compito fosse costruire soltanto un’unione monetaria, piuttosto una comunità politica, un’Europa dei popoli”. “E in proprio in questi giorni la commemorazione del massacro di Srebrenica ha un peso maggiore: ci obbliga a ricordare i valori fondanti dell’Europa e a rinnovare l’impegno a costruire un luogo di pace e di futuro per i nostri figli”, ha concluso.
Dal canto suo, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha parlato di “sconfitta per l’umanità”. “Il genocidio di Srebrenica – ha detto – è la tragedia umana più grave che si è consumata in terra europea dopo la fine della seconda guerra mondiale”. Secondo il presidente della Repubblica, infatti, quella fu “una sconfitta dell’umanità, il cui peso morale e politico grava ancora sulla comunità internazionale per l’incapacità di prevenire i conflitti che dilaniarono la Jugoslavia, con le tremende atrocità che li caratterizzarono, e di attuare strategie in grado almeno di arrestarli e di salvare vite umane”.