Londra (Regno Unito), 29 giu. (LaPresse/PA) – Poco prima del massacro di venerdì sulla spiaggia di Sousse, in Tunisia, una coppia di turisti britannica ha notato un gruppo di persone che si comportava in modo “strano” e fra loro c’era anche Seifeddine Rezgui, cioè il giovane che ha aperto il fuoco sui turisti ed è stato poi ucciso dagli agenti intervenuti per fermarlo. A raccontato è Lee Inwood di 43 anni, originario di Ashill in Norfolk, che si trovava in vacanza con la moglie Angela in uno degli hotel attaccati, il RIU Bellevue. La donna, quando ha visto le immagini del killer circolate a fatto concluso, si è ricordata di averlo visto in quel gruppo sulla spiaggia. Si trattava di un gruppo di persone del posto, di età compresa fra l’adolescenza e massimo i 25 anni: “gironzolavano intorno all’hotel” e sulla spiaggia si facevano a vicenda foto mentre si accovacciavano senza permesso di fianco ai bambini e scattavano foto ai turisti distesi a prendere il sole. È un comportamento strano perché, spiega il signor Inwood, anche perché esiste la “regola non scritta” per la quale gli abitanti del posto frequentano un’altra parte della spiaggia.
– Le foto che scattavano “non erano una cosa a posto”, spiega il turista, che dice di avere segnalato la cosa a un membro dello staff dell’albergo, che non è parso però allarmato dal racconto. “Mentre erano lì pensavo ‘oh, che strano’ “, racconta il signor Inwood, aggiungendo che poi, quando hanno cominciato a scattare le foto senza permesso, ha pensato fra sé: “Questo è molto strano. È strano, non sembra per niente a posto”. Quanto all’attentatore, è stata la moglie del signor Inwood a riconoscerlo: poco prima che questo comportamento strano cominciasse, la donna era inciampata sulla paletta di un bambino, proprio accanto al gruppo, e in quel momento la signora ha notato il giovane e “ricorda di avere pensato quanto fosse brutto”, racconta il marito. “Semplicemente spiccava”, aggiunge. Gli inquirenti in Tunisia hanno fatto sapere che stanno cercando uno o più complici dell’attentatore Seifeddine Rezgui. Il portavoce del ministero dell’Interno tunisino, inoltre, si è detto “sicuro” che l’aggressore abbia avuto aiuto.
Per il signor Inwood Rezgui non era un lupo solitario e il turista britannico ricorda che un responsabile dello staff dell’hotel gli ha detto che erano tre le persone coinvolte. “Non è sembrato affatto l’attacco di una persona sola”, afferma Inwood, che si unisce al coro sempre più insistente di testimoni secondo i quali la polizia ha impiegato molto tempo per raggiungere il luogo dell’attacco, un’ora secondo lui, nonostante ci fosse un posto di blocco lì vicino. Dall’altra parte, però, Inwood ricorda un membro dello staff dell’albergo come “un eroe” per gli sforzi che ha fatto per mettere al sicuro i bambini.