Dopo Sousse, l’esperto: Attentati imprevedibili, l’Europa non è sicura

di Stefano Rizzuti

Roma, 29 giu. (LaPresse) – Gli attentati non sono prevedibili e, quindi, non si possono tutti prevenire: per evitarli o sventarli, non bastano l’intelligence o le forze dell’ordine, neppure i militari. E neppure l’Europa è al sicuro. Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali (Cesi) e consulente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, esplicita questi concetti, partendo dell’analisi dell’attacco di venerdì sulla spiaggia di Sousse, in Tunisia, contro turisti stranieri: vi hanno perso la vita almeno 38 persone, soprattutto britannici.

“È impossibile coprire tutti i luoghi a rischio. Ci sono alcuni obiettivi sensibili, ma non si può considerare luogo a rischio una pizzeria di Tel Aviv (com’è accaduto) o una spiaggia di Tunisi”, spiega Margelletti. Il problema ‘oggettivo’, secondo l’esperto, è che “ci sono molti più obiettivi di quanti ne possiamo proteggere. E, a meno di non vivere in una dittatura assoluta, è impossibile proteggerli tutti”. Non basta, quindi, un sistema di intelligence efficiente. Anche quello tunisino, che a parere del presidente del Cesi funziona bene, può lasciarsi sfuggire sempre qualcosa: “Il sistema è perfettibile e sicuramente qualche errore sarà anche stato commesso in passato”. In sostanza, i sistemi di intelligence sono migliorabili, ma, anche se lo fossero tutti, “non si garantirebbe una sicurezza al 100%”, insiste Margelletti. L’attentato di Sousse è, quindi, l’ennesima dimostrazione di “come sia facile colpire”.

“C’è un luogo al mondo dove le spiagge sono blindate?”, si domanda ancora l’esperto, sostenendo che in alcuni luoghi sia impossibile garantire la sicurezza. E poco cambia tra Sousse e quanto avvenuto al museo del Bardo il 18 marzo – in quell’attentato morirono 24 persone, quattro gli italiani: “Lì – aggiunge – è stata la stessa cosa: non si possono blindare tutti i musei”. E se anche si cercasse di fare una cosa del genere, “poi come fai a portare milioni di turisti in un Paese militarizzato? Sarà la vittoria del terrorismo e della sua capacità di infliggere colpi mortali con mezzi minimi”.

La minaccia terroristica non riguarda, comunque, solo il Medioriente e l’Africa. Anche l’Europa “non può stare tranquilla”. “L’Italia, per esempio, è un Paese a rischio tanto quanto gli altri; infatti, nessuno hai mai detto che possiamo stare del tutto sereni. Si sta facendo quanto di meglio, ma non ci potrà mai essere la sicurezza totale”. Ancora più difficile prevenire gli attentati. “Come si riesce a intercettare una persona che vive un delirio personale e, senza contatti con Paesi esteri, si sente rappresentante di uno Stato che non esiste come quello dell’Isis?”, si chiede il presidente del Cesi.

Pensiamo al caso di venerdì, dell’attentato di Lione (in cui è stata decapitata una persona): il ‘terrorista’ è regolarmente entrato nello stabilimento con l’autorizzazione. Il punto essenziale che Margelletti sottolinea più volte riguarda la provenienza degli attentatori che hanno colpito l’Europa negli ultimi anni: “Si tratta di cittadini europei, il terrorismo non arriva con i barconi, non è mai successo. È molto più facile che gli attentati vengano compiuti da cittadini europei che non hanno controlli e possono muoversi più liberamente” rispetto a un migrante irregolare.