Il Cairo (Egitto), 26 mar. (LaPresse/Xinhua) – Il presidente yemenita Abd-Rabbu Mansour Hadi ha lasciato Aden dove si era rifugiato in fuga dall’avanzata degli houthi ed è arrivato a Riyad, in Arabia Saudita. Intanto, continuano gli attacchi aerei dell’Arabia Saudita contro i ribelli sciiti sostenuti dall’Iran, raid che sono iniziati mercoledì notte e sostenuti da diversi Paesi arabi. Mentre la tensione non si placa e il mondo si schiera nel conflitto, si alza il timore che esso divampi a livello regionale. Lo Yemen è scosso da un’ondata di violenze da mesi, in una escalation sempre più grave da quando a febbraio gli houthi hanno preso il controllo della capitale Sanaa e lo hanno spinto a rifugiarsi nella città costiera di Aden.

L’Egitto ha annunciato la sua partecipazione alle operazioni navali e aeree contro gli houthi, in risposta a una richiesta del presidente, sottolineando che non interverrà via terra. Intanto, i ministri della Lega araba hanno dato l’ok alla formazione di una coalizione militare congiunta che possa intervenire al più presto per fermare la minaccia a livello regionale. Ieri il ministro degli Esteri yemenita, Riyadh Yassin, aveva chiesto l’intervento di una forza araba, parlando agli omologhi a Sharm El-Sheik in vista del summit della Lega araba. Hadi da Riyad dovrebbe recarsi proprio nel resort egiziano, per essere a capo della delegazione yemenita nel vertice del 28 e 29 marzo.

Le operazioni a guida saudita sono state approvate da molti Stati arabi, fatta eccezione per Algeria, Siria e Iraq che hanno respinto l’interveno militare. A favore la Turchia, mentre è dura la reazione dell’Iran, principale sostenitore degli houthi, e del gruppo libanese Hezbollah. Anche gli Stati Uniti hanno detto di preferire una soluzione negoziata, ma che comprendono però le azioni di Riyad. Favorevoli anche Regno Unito e Francia.

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