Islamabad (Pakistan), 17 mar. (LaPresse/EFE) – Le autorità del Pakistan hanno eseguito oggi la pena di morte nei confronti di 12 persone dopo che la settimana scorsa è stata revocata completamente la moratoria sulla pena capitale imposta nel 2008. Secondo quanto riportato dall’emittente Pakistan Tv, 10 detenuti sono stati giustiziati nella provincia orientale di Punjab e altri due nella provincia di Sindh, nel sud del Paese. Fra loro c’erano sei persone condannate per reati non legati al terrorismo. Tutte le persone giustiziate oggi erano state condannate per omicidio, mentre un uomo, Zafar Iqbal, era stato condannato anche per aver violentato una bambina di 6 anni.
L’ATTACCO ALLA SCUOLA DI PESHAWAR E LO STOP DELLA MORATORIA. A dicembre dell’anno scorso, a seguito dell’attacco a una scuola di Peshawar che costò la vita a 148 persone, tra cui 132 bambini, il premier pakistano Nawaz Sharif aveva revocato parzialmente la moratoria per le persone condannate a morte per terrorismo. Il 10 marzo la moratoria è stata revocata del tutto, anche per i reati non legati al terrorismo.
DA DICEMBRE ESEGUITE 39 CONANNE A MORTE, NON TUTTE PER TERRORISMO. Da dicembre in Pakistan la pena di morte è stata eseguita nei confronti di 39 persone, ma oggi è stato registrato il numero maggiore di esecuzioni in un solo giorno. Intanto la settimana scorsa era emerso che il 13 febbraio, quindi prima della revoca completa della moratoria, la pena di morte era stata eseguita nei confronti di due uomini condannati da un tribunale civile per aver ucciso nel 2004 il figlio del presidente del Collegio degli avvocati della Corte suprema pakistana. Con quelle esecuzioni, ha affermato David Griffiths di Amnesty International, il governo del Pakistan era andato “contro la propria politica di Stato”.
GLI APPELLI CONTRO LA PENA DI MORTE. Secondo i gruppi per i diritti umani come Amnesty International e Human Rights Watch (Hrw), nelle carceri pakistane sono detenute attualmente circa ottomila persone condanne a morte. Nel Paese la pena capitale è prevista per 28 reati diversi, tra cui omicidio, stupro e blasfemia. “Il governo del Pakistan dovrebbe trattare la pena di morte per quello che è, una condanna crudele e irrevocabile, piuttosto che una soluzione ai problemi complessi di criminalità e sicurezza” che affliggono il Paese, ha affermato Hrw in una nota.