Siria, commissione Onu pubblicherà nomi di sospetti di crimini guerra

Ginevra (Svizzera), 20 feb. (LaPresse/Reuters) – La commissione delle Nazioni unite che indaga sui crimini di guerra commessi durante il conflitto in Siria, pubblicherà per la prima volta i nomi di alcuni dei sospetti che ha individuato. Lo hanno rivelato fonti diplomatiche, precisando che la commissione, guidata dall’investigatore brasiliano Paulo Pinheiro, potrebbe diffondere tutti o alcuni delle centinaia di nomi dall’elenco dei sospetti durante la sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite in programma il 17 marzo. Gli investigatori avevano già preparato quattro liste con i nomi di comandanti militari, dirigenti di centri detentivi, comandanti di milizie filogovernative, e ora hanno stilato un quinto elenco. Secondo le fonti, i membri della commissione affermano in un rapporto che “non pubblicare i nomi a questo punto dell’indagine significherebbe rafforzare l’impunità che la commissione ha il compito di combattere”.

Secondo la commissione, la comunità internazionale dovrebbe valutare la possibilità di creare un tribunale speciale per indagare sui crimini di guerra commessi durante il conflitto in Siria. I membri della commissione hanno chiesto più volte che il caso della Siria venga sottoposto alla Corte penale internazionale, ma gli appelli erano stati bloccati dalle divisioni nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. Gli investigatori, hanno riferito le fonti, stanno condividendo sempre più spesso le informazioni con i Paesi che intendono processare i propri cittadini sospettati di aver commesso crimini in Siria. La commissione è inoltre pronta a condividere informazioni con gli Stati disposti a processare cittadini di Paesi esteri ai sensi delle regole della cosiddetta giurisdizione universale.

“Alla luce del chiaro fallimento del governo a proteggere la sua popolazione dai grossi abusi dei diritti umani – si legge nel rapporto della commissione – la comunità internazionale, attraverso le Nazioni unite, ha la responsabilità di proteggere la popolazione siriana da crimini del genere”.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse