Washington (Usa), 31 gen. (LaPresse/EFE) – Un esperto di armi chimiche del gruppo jihadista Stato islamico (ex Isil o Isis), EI Abu Malik, è stato ucciso in Iraq lo scorso 24 gennaio in un raid aereo della coalizione internazionale anti Isis guidata dagli Stati Uniti. Lo ha annunciato il Pentagono, che ha definito Abu Malik un “terrorista”, riferendo che si era unito ad al-Qaeda nel 2005 e poi appunto allo Stato islamico. “Era un ingegnere di armi chimiche che ha usato la sua esperienza per fornire al gruppo terrorista informazioni su come ottenere questo tipo di armi”, si legge nella nota, che aggiunge che “la sua morte ridurrà la capacità dello Stato islamico di produrre ed eventualmente utilizzare armi chimiche contro persone innocenti”.
Secondo le stime del Pentagono nell’offensiva contro lo Stato islamico, cominciata ad agosto 2014 e intensificatasi a settembre, sono morti finora 6mila combattenti islamisti su un totale compreso fra 20mila e 30mila miliziani attivi. Secondo gli analisti del Pentagono, la metà del comando militare dell’Isis è rimasto vittima degli attacchi.
Gli Stati Uniti sperano di consolidare la propria avanzata con le operazioni di addestramento e consulenza alle forze irachene e ai peshmerga (cioè alle forze del Kurdistan iracheno), che è possibile che si stiano preparando a riprendere il controllo di Mossul, la seconda città dell’Iraq, conquistata a giugno scorso dallo Stato islamico e da allora sotto il controllo del gruppo jihadista. Inoltre per quanto riguarda la Siria il Pentagono confida di potere cominciare nei prossimi mesi le operazioni di addestramento dei ribelli moderati siriani, affinché recuperino il terreno perso a vantaggio dello Stato islamico nei circa quattro anni di guerra in Siria.