Nuova Delhi (India), 13 nov. (LaPresse/AP) – “Eseguo questi interventi da tanto tempo e non ci sono mai stati problemi”. Così il dottor R.K. Gupta, il medico indiano arrestato dopo aver condotto gli interventi di sterilizzazione a seguito dei quali sono morte 13 donne. L’uomo ha negato di essere responsabile, affermando che le donne si siano ammalate dopo aver ricevuto farmaci contaminati a seguito delle operazioni. Tutte le pazienti, ha riferito, avevano iniziato a vomitare e lamentavano di avere vertigini dopo aver ricevuto le medicine. La sterilizzazione è ancora il più diffuso metodo di controllo delle nascite in India. Molte donne decidono volontariamente di sottoporsi all’intervento, ma spesso i medici fanno pressioni sulle pazienti piuttosto che fornire loro informazioni sui vari metodi contraccettivi.
La maggior parte le donne che aderiscono al programma governativo riceve poco più di 20 dollari. I familiari di alcune delle vittime sostengono che le donne siano state costrette a sottoporsi all’intervento. La maggior parte di loro aveva figli piccoli e alcune stavano ancora allattando. “Spero che quel medico non possa mai dormire in pace”, ha affermato Sadhu, il marito di una delle donne morte. Circa il 37% delle donne indiane si sottopone all’intervento di sterilizzazione. Si tratta di uno dei tassi più alti nel mondo, con 4,6 milioni di pazienti sterilizzate tra il 2011 e il 2012. Soltanto l’1% degli uomini indiani, invece, si sottopone alla vasectomia, anche se il governo offre un incentivo maggiore, pari a circa 33 dollari.