Mursitpinar (Turchia), 8 ott. (LaPresse/AP) – Continuano i combattimenti nella città siriana di Kobani assediata dai militanti dello Stato islamico. Il Comando Centrale degli Stati Uniti ha dichiarato che oggi sono stati effettuati sei raid aerei da parte delle forze della coalizione vicino alla città per cercare di arrestare l’avanzata dei militanti. Nonostante gli attacchi, però, sembra che i jihadisti stiano avanzando all’interno della città. Lo riporta il New York Times, citando il funzionario curdo Assi Abdullah: i militanti sono riusciti a entrare in nuove aree della città, spostandosi più a nord, verso il confine con la Turchia. “Stiamo facendo tutto ciò che possiamo per cercare di fermare l’avanzata dell’Isil sulla città, ma i raid aerei degli Usa e degli alleati da soli non riusciranno a salvare Kobani”, ha dichiarato dagli Stati Uniti il portavoce del Pentagono, John Kirby. Per ora i funzionari del Pentagono non hanno in programma di chiedere al presidente Barack Obama di impegnarsi con l’invio di forze di terra per la lotta all’interno del territorio siriano. Già ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva dichiarato che i bombardamenti aerei da soli potrebbero non essere abbastanza per fermare i militanti, e aveva chiesto il sostegno delle forze di opposizione per evitare la caduta di Kobani nella mani dello Stato islamico. Oggi, il segretario di Stato Usa John Kerry che il suo omologo britannico, Philip Hammond, che si sono incontrati a Washington, hanno detto di valutare se appoggiare la creazione di una zona cuscinetto in Siria per aiutare a proteggere i confini della Turchia. Ipotesi che dalla Casa Bianca definiscono non imminente. Intanto, nel pomeriggio americano il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è incontrato al Pentagono per consultarsi con i leader dell’esercito sui progressi compiuti nella campagna di contrasto allo Stato islamico.
I RAID – Sei i raid aerei effettuati oggi dalla coalizione su postazioni dello Stato islamico vicino Kobani. Quattro raid nel sud della città hanno distrutto un corazzato del gruppo, un pezzo di artiglieria e tre veicoli armati, danneggiandone una quarta. Inoltre, un quinto attacco aereo ha distrutto un veicolo armato mentre un sesto ha fatto saltare un pezzo di artiglieria. “I raid aerei hanno aiutato. Erano buoni colpi, ma non così efficaci quanto invece ci serve”, ha commentato Idriss Nassan, vice capo del comitato per le relazioni estere di Kobani. Intanto, in Kobani oggi è stato possibile sentire colpi di arma da fuoco, segno di nuovi scontri. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i combattimenti si sono concentrati soprattutto nel quartiere di Kani Arban.
Almeno 45 militanti dello Stato islamico (ex Isil) sono stati uccisi nei raid della coalizione Usa da lunedì, che li hanno costretti a ritirarsi da alcune parti di Kobani, città siriana vicino al confine con la Turchia. Lo riferisce l’Osservatorio, secondo cui oltre 400 persone sono morte nei combattimenti nell’area. Venti i siti colpiti dove si trovavano gli estremisti, di cui sono stati distrutti almeno cinque veicoli. Secondo gli attivisti, i nuovi raid di oggi hanno preso di mira i militanti a est di Kobani. Intanto, un attacco sembra condotto dai combattenti curdi in città, ha distrutto il minareto di una moschea usata dall’Isil come punto di osservazione.
L’AVANZATA DELL’ISIL – I militanti dello Stato islamico stanno avanzando all’interno della città siriana di Kobani. Lo riporta il sito del New York Times, citando un fuzionario curdo Assi Abdullah. Nonostante i bombardamenti da parte delle forze curde e i raid aerei della coalizione, spiega il quotidiano, i militanti sono riusciti a entrare in nuove aree della città, spostandosi più a nord, verso il confine con la Turchia. Due giorni di attacchi aerei intensivi non sono quindi riusciti, secondo il Nyt, a far indietreggiare i militanti. Sia i combattenti curdi che il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, hanno dichiarato che i raid aerei da soli non riusciranno a fermare gli aggressori. Più tardi anche il Pentagono ha espresso perplessità sull’efficacia dei soli attacchi via aria.
IL PENTAGONO – I raid aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti hanno impedito finora la caduta della città siriana di Kobani nelle mani dello Stato islamico, ma non basteranno a salvarla. Di questo è convinto il Pentagono. Durante una conferenza stampa a Washington, il portavoce John Kirby ha spiegato che “Kobani potrebbe ancora essere presa”. “Stiamo facendo tutto ciò che possiamo per cercare di fermare l’avanzata dell’Isil sulla città”, ha ammesso Kirby. Ma ” ma i raid aerei degli Usa e degli alleati da soli non riusciranno a salvare Kobani”. Per ora i funzionari del Pentagono non hanno in programma di chiedere al presidente Barack Obama di impegnarsi con l’invio di forze di terra per la lotta all’interno del territorio siriano.
Gli Stati Uniti e i paesi partner, tra cui la Giordania, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, stanno colpendo obiettivi dello Stato Islamico su ordine di Obama “per indebolire e distruggere il gruppo”. Ma i funzionari dell’amministrazione hanno avvertito che la lotta sarà lenta. “Abbiamo tutti bisogno di prepararci all’idea che altre città e villaggi, e forse Kobani, saranno prese dall’Isil”, ha avvertito Kirby, aggiungendo che la chiave per sconfiggere i militanti è quella di formare e abilitare le forze di terra indigena. “Non abbiamo una forza all’interno della Siria che possa cooperare e lavorare con noi”, ha precisato. Ecco perché l’amministrazione Obama sta progettando di formare e armare 5mila ribelli moderati in altre basi nel Medioriente.
LA ZONA CUSCINETTO – Washington e Londra valuteranno se appoggiare la creazione di una zona cuscinetto in Siria per aiutare a proteggere i confini della Turchia. Sia il segretario di Stato Usa John Kerry che il suo omologo britannico, Philip Hammond, che si sono incontrati a Washington, hanno detto però che l’idea dovrebbe essere esaminata con attenzione, anche in cooperazione con altri Paesi, per vedere come potrebbe funzionare. “Ma sicuramente non vorrei escluderla a questo punto”, ha sottolineato Hammond. La questione, ha riferito Kerry, sarà sollevata nei prossimi giorni durante un incontro fra ufficiali statunitensi e leader turchi. “Vale la pena – ha affermato – esaminarla. Vale la pena analizzarla molto, molto attentamente”.
L’assedio della città siriana di Kobani da parte di militanti dello Stato islamico, ha detto il segretario, è fonte di grave preoccupazione sia per gli Usa che per la Turchia e raid aerei americani hanno preso di mira gli insorti nella zona. Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha detto però che una zona cuscinetto “non è in questo momento sul tavolo tra le opzioni militari considerate”. “Detto questo – ha precisato – è un tema di continue discussioni”.