Ebola, da Spagna a Usa minaccia globale: 3.879 morti in Africa

Dallas (Texas), 8 ott. (LaPresse) – Gli Stati Uniti sono in allarme per la morte del cosiddetto ‘paziente zero’, il primo che ha sviluppato i sintomi dell’ebola sul suolo americano, a Dallas. Thomas Eric Duncan è morto al Texas Presbyterian di Dallas. Poche ore dopo, un uomo si è presentato in un ambulatorio della cittadina di Frisco dicendo di aver avuto contatti con Duncan. Si tratta di un dipendente dell’ufficio dello sceriffo della contea di Dallas che è stato nell’appartamento di Duncan prima che fosse ricoverato, il 28 settembre scorso. Intanto, il dipartimento di Sicurezza interna degli Stati Uniti (l’Homeland Security) ha messo a punto un piano per maggiori controlli negli aeroporti internazionali degli Stati Uniti che prevede, tra le misure, che gli agenti possano controllare la temperatura corporea dei passeggeri in arrivo dall’Africa occidentale. Il provvedimento partirà sabato dal Jfk di New York. Nel frattempo, in Spagna l’infermiera contagiata dal virus ha dichiarato ai quotidiani nazionali di aver seguito alla lettera il protocollo di sicurezza, ma che qualcosa può essere sfuggito. Teresa Romero, stando a quanto afferma il dottor German Rodriguez dell’ospedale Carlos III di Madrid, potrebbe essersi toccata il viso mentre aveva ancora i guanti che indossava per curare i pazienti malati. Ma Madrid è stata al centro dell’attenzione mediatica anche per la soppressione del cane dell’infermiera, il meticcio Excalibur. Dalle prime ore del mattino, il marito della donna Javier Limon, ha pubblicato un video online in cui chiede aiuto al Partito animalista spagnolo, per impedire l’uccisione del proprio cane. Ieri il governo regionale di Madrid ha ottenuto un ordine del tribunale per sopprimere il cane, sostenendo che ‘le informazioni scientifiche disponibili’ non escludono che Excalibur possa diffondere il virus. Dopo una giornata di proteste e scontri tra polizia e animalisti, che hanno circondato la casa della coppia nel tentativo di salvare l’animale, Excalibur è stato soppresso nel tardo pomeriggio. Sempre oggi, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un nuovo rapporto ha annunciato che le vittime di ebola sono salite a 3.879 morti. I dati sono aggiornati al 5 ottobre. Entro quel giorno il numero complessivo dei casi confermati e sospetti ha raggiunto 8.033.

LA MORTE DI DUNCAN – Duncan, 42 anni, aveva contratto il virus a Monrovia aiutando la figlia di una coppia di amici a recarsi in ospedale. L’uomo liberiano era arrivato a Dallas il 20 settembre e si è ammalato pochi giorni dopo. Dopo essersi recato in ospedale, fu mandato a casa dopo una prima visita al pronto soccorso. Riportato in ospedale il 28 settembre, da allora è stato tenuto in isolamento. È morto questa mattina alle 7:59 (ora locale). Altre persone a Dallas potrebbero essere in pericolo: le autorità stanno cercando di contenere il virus che ha devastato l’Africa occidentale, uccidendo migliaia di persone. Secondo funzionari sanitari, 10 persone hanno avuto contatto diretto con Duncan mentre era contagioso. Altre 38 persone potrebbero essere venute a contatto con lui. Inoltre, quattro persone che vivono accanto all’appartamento di Duncan sono state poste in isolamento in una clinica privata. Tutti coloro che potenzialmente hanno avuto contatti con Duncan saranno monitorato per 21 giorni, il normale periodo di incubazione della malattia. Duncan era stato sottoposto ad uno screening sanitario all’aeroporto in Liberia, dove i medici hanno misurato la sua temperatura e non hanno trovato altri sintomi compatibili con ebola. Ma pochi giorni dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, l’uomo ha cominciato ad avere la febbre, mal di testa e dolori addominali. Dal pronto soccorso è stato mandato a casa per poi essere ricoverato d’urgenza pochi giorni dopo. L’ospedale ha più volte cambiato versione sull’accaduto, prima spiegando che Duncan non aveva avvisato i medici di essere arrivato dalla Liberia, per poi dover ammettere di essere a conoscenza delle sua provenienza.

Poche ore dopo la morte di Duncan, un uomo si è presentato in un ambulatorio della cittadina di Frisco dicendo di aver avuto contatti con Thomas Eric Duncan, il paziente zero morto oggi per il virus. L’uomo presenta i sintomi della malattia ma i funzionari sanitari dello Stato del Texas sostengono che non vi sia alcuna indicazione di un contatto diretto con Duncan. L’uomo è stato ricoverato al Texas Presbyterian di Dallas.

CONTROLLI NEGLI AEROPORTI – Il dipartimento di Sicurezza interna degli Stati Uniti (l’Homeland Security) ha ordinato agli agenti negli aeroporti e in altri punti di ingresso nel Paese di analizzare tutti coloro che arrivano per scorgere eventuali segni di contagio dell’ebola. Tra queste, i passeggeri in arrivo dall’Africa occidentale nei cinque principali aeroporti americani saranno sottoposti al controllo della temperatura corporea. Il vice segretario dell’Homeland Security, Alejandro Mayorkas, parlando in una conferenza sulla sicurezza aeroportuale in Virginia del Nord, ha dichiarato che gli agenti del servizio di dogana e di protezione delle frontiere distribuiranno schede ai viaggiatori con i dettagli degli eventuali sintomi e indicazioni da chiamare se si ammalano entro 21 giorni. Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnes ha poi spiegato che le misure entreranno in vigore sabato prima al Jfk di New York e a seguire negli scali internazionali di Newark, Washington Dulles, Chicago e Atlanta. Si stima che circa 150 persone saranno verificate ogni con le nuove procedure.

In serata il presidente americano Barack Obama ha spiegato che e nuove procedure permetteranno agli agenti negli aeroporti di fare più domande di controllo ai passeggeri in arrivo dai Paesi colpiti dall’epidemia: Liberia, Sierra Leone e Guinea. Funzionari Usa potranno inoltre isolare, valutare e monitorare passeggeri, e raccogliere informazioni sulle persone con cui questi hanno avuto contatto. Il caso del paziente morto oggi negli Stati Uniti, ha detto Obama, dimostra che ‘non abbiamo un grande margine d’errore’. Ciononostante il presidente ha assicurato che la possibilità di un’epidemia dell’ebola nel Paese ‘resta estremamente bassa’.

IN SPAGNA – Dalla Spagna invece giunge la notizia che l’infermiera, Teresa Romero, infettata potrebbe aver contratto il virus strofinandosi il viso con un guanto con cui stava trattando il missionario malato e rimpatriato dall’Africa, secondo quando dichiarato oggi da uno dei medici dell’Hospital Carlos III di Madrid. Come spiegato da German Ramirez, nelle ultime ore si stanno analizzando i possibili errori che potrebbero aver causato l’infezione, nonostante l’infermiera abbia raccontato di aver seguito la procedura di sicurezza. Le autorità sanitarie affermano che l’assistente infermiera è entrata due volte nella stanza di isolamento di Garcia Viejo, morto il 25 settembre a Madrid. La prima volta era entrata per cambiargli il pannolone e la seconda volta, dopo il decesso dell’uomo, recuperò dalla stanza alcuni oggetti non specificati. Da quanto riferisce il dottor Ramirez, Romero pensa di essersi toccata il viso dopo la sua prima entrata nella stanza del prete.

Intanto oggi, dopo ore di scontri tra polizia e animalisti e di accorati appelli dei padroni su Twitter, Excalibur, il cane dell’infermiera spagnola colpita dall’ebola, è stato soppresso. Lo ha annunciato il governo regionale di Madrid, spiegando che l’animale è stato sedato prima di ricevere l’eutanasia. In seguito è stato cremato. Le autorità madrilene aveva ottenuto l’ordine del tribunale per la soppressione di Excalibur dichiarando che non si poteva escludere che anche il cane fosse stato contagiato dal virus e che potesse a sua volta diffondere la malattia. La polizia oggi ha portato via il cane, di razza mista, dall’appartamento di Madrid dove Teresa Romero e suo marito vivono. Gruppi per i diritti animali hanno lanciato una campagna online per salvare Excalibur che è diventata subito virale sui social network. Gli animalisti hanno cercato di fermare il furgone su cui le forze dell’ordine stavano trasportando Excalibr, ma la polizia li ha fermati usando i manganelli.

I DATI OMS – Sono salite a 3.879 le vittime confermate dell’epidemia dell’ebola nell’Africa occidentale. Lo ha fatto sapere l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un nuovo rapporto, precisando che i dati sono aggiornati al 5 ottobre. Entro quel giorno il numero complessivo dei casi confermati e sospetti ha raggiunto 8.033. I Paesi colpiti dalla malattia, ha riferito l’Oms, sono Guinea, Liberia, Sierra Leone, Nigeria, Senegal e Stati Uniti. L’organizzazione ha riportato anche il caso dell’infermiera contagiata dal virus in Spagna, spiegando che dettagli saranno forniti nel prossimo rapporto.