Riga (Lettonia), 3 ott. (LaPresse/AP) – La crisi in Ucraina incombe sulle elezioni parlamentari di domani in Lettonia, mentre i leader dell’ex repubblica sovietica cercano di elaborare una strategia efficace da adottare nei confronti della Russia. Di seguito una panoramica delle principali questioni che il Paese si trova ad affrontare alla vigilia del voto.
RAFFORZARE IL LEGAME CON MOSCA O EMANCIPARSI? Allarmato dall’intervento di Mosca in Ucraina, il governo della coalizione di centrodestra lettone ha accolto con favore il potenziamento delle forze della Nato nella regione, come una protezione dalla Russia. Ma il Partito socialdemocratico ‘Armonia’, di sinistra e appoggiato soprattutto dalla minoranza russa, vuole compensare l’orientamento occidentale del Paese con legami più forti con Mosca. “Io, in quanto persona di etnia russa, trovo più facile parlare di alcune questioni pratiche a Mosca piuttosto che, ad esempio, a Berlino o Washington”, ha detto il leader di Armonia, Nils Usakovs, all’agenzia stampa lettone Leta. Nonostante Armonia sia attualmente in testa ai sondaggi, commenti come questi impediranno probabilmente al partito di essere invitato da altre fazioni, che temono un’influenza troppo forte di Mosca nel Paese, ai colloqui sulla formazione di una coalizione.
UN’AMPIA MINORANZA RUSSA. Avendo riacquistato l’indipendenza nel 1991 dopo cinquant’anni di occupazione sovietica, la Lettonia e le altre due repubbliche baltiche, Lituania ed Estonia, si sono rivolte verso l’Occidente, entrando a far parte della Nato e dell’Unione europea nel 2004. L’integrazione con l’Occidente ha però sempre interessato poco alla minoranza russa nei tre Paesi. Circa un terzo dei residenti della Lettonia considera il russo la propria lingua madre. Molte di queste persone non sono neanche cittadini lettoni perché non possono o non vogliono rispettare i requisiti, tra cui quello di parlare la lingua lettone. “Sono nato e cresciuto in Lettonia, non capisco perché devo essere sottoposto a un test di cittadinanza se sono nato qui”, ha detto Julian Beryukov, 62enne di Riga che due anni fa aveva deciso invece di chiedere la cittadinanza russa.
Sebbene Usakovs e altri membri del suo partito Armonia sostengono di voler colmare il divario nella società lettone, sono visti con sospetto da molti abitanti del Paese. L’ex ministro della Difesa e degli Esteri Artis Pabriks ha avvertito che offrire più influenza ad Armonia e ad altri partiti pro russi significa far regredire la Lettonia. Una cosa del genere, ha affermato Pabriks, metterebbe a rischio tutto e “non è accettabile”.
LA PRESENZA DELLA NATO. Nel corso del summit in Galles a settembre l’Alleanza del Nord Atlantico aveva promesso di aumentare la propria presenza nei Paesi baltici. Migliaia di soldati della Nato ruoteranno nella regione per inviare un segnale forte alla Russia. Intanto un numero maggiore di navi da guerra e jet russi è stato osservato vicino al territorio lettone. Kalris Zalans, un informatico di 28 anni, ha ammesso di temere uno scenario simile a quello avvenuto in Ucraina e ha detto di sperare che gli elettori votino qualunque partito tranne quelli filorussi. “In un mondo perfetto – ha affermato – la Lettonia potrebbe collaborare con la Russia e con l’Ue. Ma oggi la Russia non si comporta in questa maniera e cercherà di fare in Lettonia la stessa cosa che ha fatto in Ucraina”.