Pinecrest (Florida, Usa), 4 set. (LaPresse/AP) – Steven Sotloff, il giornalista statunitense rapito in Siria e decapitato dai militanti dello Stato islamico, ha dedicato la sua vita a raccontare le sofferenze delle persone che vivono in zone di guerra, ma “non era un eroe”. Lo ha detto il portavoce della famiglia del reporter, Barak Barfi, affermando che il 31enne “cercava di trovare il bene nascosto in un mondo di tenebre” e di dare una voce ai più deboli nei Paesi arabi. Sotloff, ha sottolineato Barfi, “non era ossessionato dalla guerra”, ma era affascinato dalla storia del Medioriente. I familiari, ha riferito il portavoce, sono addolorati, ma “non permetteranno ai nemici di tenerli in ostaggio con l’unica arma che possiedono: la paura”.