Cambridge (Massachusetts, Usa), 26 ago. (LaPresse/AP) – “La prima cosa che ho fatto, anche prima di dirlo a mia figlia, è stato scrivere un’e-mail a Diane Foley”. Nancy Curtis, madre del giornalista Peter Theo Curtis, tenuto in ostaggio per quasi due anni in Siria e rilasciato domenica, racconta così la sua reazione dopo avere saputo che suo figlio era di nuovo libero, spiegando di aver sentito l’esigenza di scrivere subito a un’altra madre, come lei, Diane Foley, la mamma di James Wright Foley, il giornalista americano ucciso dall’Isis.
“Ne abbiamo passate così tante insieme che non volevo che lo sapesse dai media prima che da me”, ha aggiunto Curtis, intervistata ieri da Associated Press nella sua casa di Cambridge, in Massachusetts. Il rilascio di suo figlio è giunto pochi giorni dopo la pubblicazione del filmato in cui viene mostrata la brutale esecuzione del reporter americano James Foley e sarebbe stato favorito dall’intervento del Qatar.
Domenica il governo qatariota ha infatti affermato di avere “compiuto sforzi instancabili” per ottenere la liberazione di Curtis. La famiglia del giornalista ha però ricevuto numerose rassicurazioni sul fatto che non è stato pagato alcun riscatto in cambio del rilascio. Nancy Curtis ha inoltre affermato di avere chiesto delle prove che suo figlio fosse vivo, inviando ai mediatori una domanda a cui solo lui avrebbe potuto rispondere. “Ricordo di avere chiesto la materia su cui basò la dissertazione per il suo PhD. Di quale museo avevi scritto? E la risposta fu: il Western Museum. Era giusto, nessuno poteva saperlo”, ha spiegato Nancy Curtis.