Usa, ucciso 18enne nero: rivolte in Missouri. Obama chiede calma

Ferguson (Missouri, Usa), 14 ago. (LaPresse/AP) – Tensione alta a Ferguson, il sobborgo di St. Louis in Missouri, dove da cinque giorni proseguono le proteste a seguito dell’uccisione del 18enne di colore Michael Brown da parte di un poliziotto. Gli agenti hanno usato il pugno di ferro lanciando gas lacrimogeni e fumogeni e nel corteo di mercoledì sera (la notte fra mercoledì e giovedì in Italia) sono stati anche fermati e poi rilasciati due giornalisti, uno del Washington Post e l’altro dell’Huffington Post. È montata la polemica sulla gestione della vicenda da parte della polizia, a maggior ragione dal momento che si è rifiutata di diffondere l’identità dell’agente che ha sparato. Sulla vicenda nel pomeriggio è intervenuto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che si trova in vacanza a Martha’s Vineyard. Obama ha criticato l’uso eccessivo della forza da parte della polizia e poi ha lanciato un appello: “Ora è il momento della pace e della calma sulle strade di Ferguson”. In serata il governatore del Missouri, il democratico Jay Nixon, ha annunciato un cambio di passo nel tentativo di rispondere al malcontento: la supervisione della sicurezza passerà dalla polizia locale a quella dello Stato del Missouri e la gestione sarà ufficialmente della State Highway Patrol, la polizia stradale.

L’OMICIDIO DI MICHAEL BROWN. A scatenare le proteste, appunto, l’uccisione del 18enne nero Michael Brown. Sull’episodio ci sono versioni discordanti. Secondo la polizia, l’agente si è imbattuto per strada in Brown e un altro uomo; uno dei due avrebbe spinto il poliziotto nell’auto di pattuglia e poi lo avrebbe aggredito all’interno del veicolo litigando con lui per l’arma di servizio. Stando a questa versione, dentro l’auto sarebbe stato esploso almeno uno sparo; poi la lite si sarebbe trasferita in strada, dove Brown sarebbe stato raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco. Nella conferenza stampa iniziale sulla sparatoria la polizia non ha specificato se Brown sia o meno la persona che che si è scontrata con l’agente nell’auto e si è rifiutata di chiarire questo punto.

Molto diversa la versione fornita dai testimoni. Dorian Johnson, che dice di essere il ragazzo che accompagnava Brown quando è avvenuta la sparatoria, ha raccontato ai media che l’agente avrebbe ordinato a lui e Brown di spostarsi dalla strada; poi avrebbe aperto lo sportello così vicino a loro che lo sportello sarebbe rimbalzato indietro, il che pare abbia irritato il poliziotto. L’agente avrebbe allora afferrato il collo di Brown e poi provato a trascinarlo dentro l’auto, poi avrebbe brandito l’arma e infine sparato. Michael Brown, disarmato, avrebbe cominciato a correre e il poliziotto lo avrebbe inseguito, sparando diverse volte. Sia Johnson, sia un altro testimone riferiscono che Brown era sulla strada con le mani alzate quando il poliziotto ha sparato ripetutamente contro di lui. Sull’omicidio del 18enne indagano sia il dipartimento della Giustizia che l’Fbi.

I CINQUE GIORNI DI PROTESTE. Proprio riferendosi a questo particolare, nel corso delle proteste che sono cominciate domenica i manifestanti hanno continuato a intonare lo slogan ‘Hands up, don’t shoot’, cioè ‘Mani in alto, non sparare’. Da quando domenica alcuni residenti di Ferguson hanno saccheggiato negozi e compiuto atti di vandalismo, ogni sera ci sono stati scontri fra dimostranti e poliziotti in tenuta antisommossa e con equipaggiamenti militari. La polizia ha usato inoltre lacrimogeni e fumogeni, ma si è difesa dalle critiche dicendo di avere solo reagito alle violenze dei dimostranti, che accusa di avere lanciato Molotov e sassi contro gli agenti.

L’IDENTITA’ DEL POLIZIOTTO CHE HA SPARATO. A far adirare ulteriormente i dimostranti il fatto che finora la polizia si è rifiutata di fornire l’identità del poliziotto che ha sparato. Oggi pomeriggio, però, Anonymous ha diffuso su Twitter il nome di una persona che il gruppo di hacker sostiene sia l’agente responsabile. Poco dopo il sito di microblogging ha sospeso l’account perché il codice di condotta del sito vieta in modo rigido la pubblicazione di informazioni private e confidenziali senza permesso. A Ferguson i due terzi dei 21mila residenti sono neri e tutti i 53 agenti di polizia del sobborgo tranne tre sono bianchi.

OBAMA CRITICA POLIZIA E LANCIA APPELLO ALLA CALMA. Da Martha’s Vineyard Obama, costantemente aggiornato sugli sviluppi del caso, è intervenuto per la prima volta in pubblico sul caso. L’inquilino della Casa Bianca ha usato toni decisi, condannando l’uso eccessivo della forza da parte della polizia. “Non ci sono scuse per l’uso eccessivo della forza da parte della polizia” nelle proteste in Missouri, ha affermato, dicendosi preoccupato dalla “svolta violenta” di Ferguson. Ha fatto inoltre riferimento all’arresto dei giornalisti: “La polizia non dovrebbe usare prepotenza né arrestare i giornalisti mentre stanno facendo il loro lavoro”, ha affermato. Obama ha detto che è necessaria un’indagine trasparente che faccia giustizia e ha riferito di avere chiesto al dipartimento della Giustizia e all’Fbi di indagare. Poi ha concluso con un appello: “Ora è il momento della pace e della calma sulle strade di Ferguson”.

GESTIONE SICUREZZA PASSA A POLIZIA MISSOURI. Una risposta alle critiche dei cittadini è arrivata in serata dal governatore del Missouri, Jay Nixon, il quale ha annunciato che ad assumere la gestione della sicurezza a Ferguson sarà la State Highway Patrol del Missouri. Nixon, che è stato accusato da più parti di non avere fatto abbastanza per placare le tensioni, ha precisato che la polizia locale sarà ancora coinvolta nella sicurezza, ma sotto la supervisione dello Stato del Missouri.

CHIESTA SECONDA AUTOPSIA, INCERTA DATA FUNERALI. Intanto la famiglia del ragazzo ucciso ha chiesto al dipartimento della Giustizia che si svolga una seconda autopsia sul corpo. Una prima autopsia era stata già effettuata domenica dall’ufficio del medico legale della contea di St. Louis. L’avvocato della famiglia Brown, Ben Crump, ha riferito che i parenti vogliono un esame indipendente e per questo chiedono al dipartimento della Giustizia di supervisionare la seconda analisi. Il legale ha aggiunto che, finché non ci sarà la seconda autopsia, non si procederà con l’organizzazione dei funerali.

I PRECEDENTI DI TRAYVON MARTIN E JORDAN DAVIS. Non è la prima volta che sotto l’amministrazione Obama si verificano tensioni per uccisioni sulle quali pesa lo spettro della matrice razziale. Il 26 febbraio del 2012 il 17enne afroamericano Trayvon Martin fu ucciso dal vigilante George Zimmerman a Sanford, in Florida, davanti a un negozio dove il ragazzino aveva comprato un pacco di caramelle. Allora Obama disse che se avesse avuto un figlio “sarebbe stato somigliante a Trayvon”. Per quell’omicidio Zimmerman è riuscito a fare valere la tesi che si fosse trattato di legittima difesa ed è stato assolto il 14 luglio 2013. Inoltre lo scorso 16 febbraio Michael Dunn, l’uomo bianco che nel 2012 uccise il 17enne di colore Jordan Davis nel parcheggio di un minimarket in Florida per una disputa sul volume alto dell’autoradio, è stato condannato solo per tre capi di imputazione mentre è stato annullato il processo a suo carico per l’accusa di omicidio.