Gerusalemme, 21 lug. (LaPresse) – Si chiude l’era di Shimon Peres: Reuven Rivlin, 75 anni, è il nuovo presidente dello stato di Israele. Ex presidente della Knesset, il parlamento monocamerale israeliano, e leader del Likud, partito nazionalista liberale, Rivlin è il decimo capo dello Stato.
Classe 1939, avvocato, è figlio di Yosef Yoel Rivlin, autore della prima traduzione del Corano in ebraico, e discendente di Rabbi Yosef di Ovan, esponente della comunità aschenazita che visse a Vienna nel 1550 fino all’espulsione a Praga. Questo fa di lui uno dei maggiori interlocutori con la minoranza araboisraeliana. Eletto con 63 voti nel ballottaggio contro l’ex ministro centrista Meri Shitrit, Rivlin è stato infatti sostenuto nella sua candidatura da settori politici trasversali, ottenendo anche il voto dei deputati arabi. Tiepido invece l’appoggio del primo ministro Benjamin Netanyahu, collega di partito, ma preoccupato della sua forte personalità. Soprattutto per quanto riguarda la questione palestinese.
Nato a Gerusalemme, e soprannominato per questo ‘Uomo di Gerusalemme’, Rivlin non ha mai nascosto le sue convinzioni sulla questione e si è sempre opposto alla formula dei Due Stati. Nel 2010 aveva dichiarato: “Preferirei avere i palestinesi come cittadini di questo paese, piuttosto che dividere la terra in due parti”. Celebre su questo argomento la lite con l’ex premier Ariel Sharon, che nel 2003 aveva messo in campo una politica di disimpegno da Gaza, con il ritiro delle truppe israeliane e lo smantellamento di alcuni insediamenti, a cui Rivlin si era apertamente opposto.
Tra i banchi della Knesset dal 1988, Rivlin è stato ministro delle Comunicazioni proprio con Sharon dal 2001 al 2003, quando viene poi eletto alla presidenza del Parlamento israeliano. Colonna dei conservatori del Likud, l’attuale Capo di Stato ha un’idea precisa del ruolo che deve avere il presidente di Israele. In un’intervista al Jerusalem Post, prima di essere eletto, aveva dichiarato: “Il Presidente è il volto dello Stato di Israele nel mondo, non il rappresentante di una specifica ideologia, ma della creatività collettiva e della storia del popolo ebraico”.