Roma, 14 lug. (LaPresse) – Al momento gli ospedali di Gaza stanno riuscendo a gestire il flusso di feriti in arrivo, ma la nuova crisi sta pesando su un sistema sanitario già fragile, gravemente colpito da cronica scarsità di forniture e debolezze strutturali. E’ l’allarme lanciato da Medici senza frontiere, che denuncia che “con una media di 10 bombardamenti all’ora è praticamente impossibile per le equipe di Msf portare avanti le attività mediche regolari e muoversi per valutare dove siano i bisogni più urgenti. In soli due giorni ci sono stati più attacchi che negli otto giorni dell’operazione militare Pilastro di Difesa nel 2012”.
“Nei primi giorni – dichiara Nicolas Palarus, capo progetto Msf a Gaza -, le persone venivano avvertite via sms che da lì a poco il loro edificio sarebbe stato bombardato. Ma oggi non sembra più accadere in modo sistematico. Giovedì dodici pazienti che vivono vicino alla clinica post-operatoria di Msf hanno potuto ricevere il loro trattamento, ma la maggior parte dei pazienti che vengono regolarmente alla clinica vive nella parte meridionale della striscia di Gaza e le nostre equipe non hanno potuto raggiungerli. Diverse strutture sanitarie, tra cui l’European Hospital, sono state danneggiate durante gli attacchi. Le strade di Gaza sono completamente vuote perché le persone lasciano le loro case solo in caso di urgente necessità”.
Per Nicolas Palarus, “con solo 5-8 ore di elettricità ogni giorno, scarsità di acqua e la difficoltà di procurarsi le provviste di base per vivere, per la popolazione è come vivere sotto assedio”. A causa della scarsità di carburante, fa sapere l’associazione, solo il 50% delle ambulanze può circolare. “Anche prima d’ora – continua Palarus – gli ospedali a Gaza soffrivano di una cronica scarsità di medicine e materiali monouso. Questa crisi sta indebolendo un sistema già molto precario”. Le equipe di Msf hanno ricevuto autorizzazione a donare forniture mediche di emergenza al Nasser Hospital. All’ospedale di Shifa, venerdì, le autorità sanitarie hanno informato le equipe di Msf che la situazione era ancora gestibile nonostante la scarsità di alcuni farmaci.
I bisogni più urgenti, riferisce Msf, oggi riguardano i reparti d’emergenza e stanno aumentando in quelli di cura intensiva e nelle sale operatorie. Il passaggio di frontiera di Rafah, tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, è stato aperto occasionalmente e per ragioni molto specifiche. Giovedì solo undici pazienti sono stati trasferiti in Egitto e altri quattro hanno attraversato il confine sabato. Sembra che solo le persone munite di passaporto internazionale siano autorizzate a passare la frontiera. “È indispensabile – dichiara Tommaso Fabbri, capomissione di Msf nei territori occupati – che i feriti e i malati che devono essere evacuati possano farlo attraverso i passaggi di frontiera di Rafah e Erez e che le equipe mediche e i convogli umanitari siano autorizzati a entrare. È un obbligo legale per l’Egitto e per Israele ed è vitale per la popolazione di Gaza”.