Di Fabio De Ponte
Gaza (Striscia di Gaza), 11 lug. (LaPresse) – “‘Lasciate la casa subito perché la bombardiamo’. Dicono così, diversi miei amici hanno ricevuto la telefonata. Ti danno tre minuti. Ma nella casa ci sono tre o quattro famiglie, con i bambini, e il tempo non basta per uscire, ci sono troppe persone”. E’ la testimonianza di Hana Salah, giovane palestinese che coordina un progetto a favore delle donne a Deir al Balah, cittadina che si trova al centro della Striscia di Gaza. Quella della telefonata prima dei bombardamenti, spiega, “è una abitudine degli israeliani. Lo fanno tutte le volte, ogni volta che c’è una guerra”. I raid, racconta raggiunta telefonicamente da LaPresse, scattano contemporaneamente in diversi punti. “A volte – dice – durano mezz’ora, a volte tre ore, è imprevedibile”.
“LA NOTTE E’ IL TEMPO DELLA PAURA”. Oggi la giornata è più calma di ieri. I bombardamenti maggiori sono avvenuti la notte scorsa. “La notte – racconta – è il tempo dei missili, dei massacri e della paura. Tutti abbiamo paura. Mia sorella la notte scorsa, quando hanno cominciato, per il terrore si è nascosta sotto il tavolo. Piangeva. Ovviamente non serve a niente, ma sul momento cerchi un senso di sicurezza”.
“NON CE NE ANDIAMO, DOVRANNO UCCIDERCI NELLE NOSTRE CASE”. Non c’è, spiega, un posto dove scappare per sfuggire ai bombardamenti. “Questa – dice – è la nostra casa e se vogliono ucciderci devono ucciderci nelle nostre case. E poi dove andremmo? Dai parenti? In un’altra casa? Non c’è alcun posto sicuro a Gaza”. La notte scorsa, racconta, hanno bombardato il porto, distruggendo anche le imbarcazioni dei pescatori. “Erano completamente bruciate. Sono morte diverse persone vicino alla spiaggia, di una non hanno più ritrovato neanche il corpo. Gli israeliani non fanno caso ai civili, hanno bombardato anche nei pressi di una moschea”.
“SUPERMARKET APERTO PER QUALCHE ORA”. Nonostante tutto, prosegue Hana, alcuni negozi restano aperti. “Stamattina – racconta – siamo andati al supermarket, erano cinque giorni che non uscivamo di casa. Era aperto per qualche ora, in molti hanno bisogno delle cose di prima necessità. Non c’erano molte persone. In giro non ci sono neanche più taxi. Se devi andare da qualche parte devi andarci con la tua macchina, ma tutti hanno paura di farlo”.
LA STUDENTESSA: “CI HANNO DISTRUTTO LA CUCINA”. Una notte di paura ha passato anche Islam Al-Hosary, studentessa 21enne di Scienze dell’informazione, anche lei raggiunta da LaPresse. “I missili hanno colpito – racconta con voce bassa, incespicando nelle parole – un’auto che era parcheggiata di fronte a casa nostra. L’esplosione ha investito la casa, la cucina è andata distrutta”. Ma non vuole aggiungere altro.
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