Baghdad (Iraq), 1 lug. (LaPresse/AP) – I deputati sunniti hanno bisogno di più tempo per raggiungere “un accordo con gli altri su come gestire questo Paese e cambiare la rotta che ha portato all’attuale disastro”. Lo ha detto il deputato sunnita Hamid al-Mutlaq, dopo che insieme ai colleghi ha lasciato l’aula del Parlamento a sole due ore dall’inizio della seduta inaugurale. “Non vogliamo – ha spiegato – discutere soltanto della distribuzione di incarichi e dei nomi di candidati. Pensiamo piuttosto che dovremmo parlare di come cambiare il comportamento del governo che sta fallendo. Non vogliamo dare ad alcune persone la possibilità di rendere la sessione del Parlamento una corsa per incarichi. La sorte del Paese è più importante degli incarichi o dei nomi dei possibili candidati”.
Secondo il sistema informale introdotto dopo l’invasione statunitense del 2003, il primo ministro dell’Iraq viene scelto dalla comunità sciita, il presidente dalla minoranza curda e il presidente del Parlamento dalla comunità sunnita. Negli ultimi mesi si sono intensificati gli appelli all’attuale premier sciita, Nouri al-Maliki, affinché lasci l’incarico, ricoperto da lui dal 2006. I sunniti e i curdi, che accusano il primo ministro di voler monopolizzare il potere, chiedono che venga sostituito, anche se il suo partito ha ottenuto la maggioranza dei seggi nelle elezioni di aprile. Al-Maliki si è mostrato tuttavia poco disposto a farsi da parte.
Nel corso della seduta di oggi il deputato curdo Najiba Najib ha chiesto al governo di porre fine “all’embargo imposto alla regione del Kurdistan, che da febbraio non riceve la sua parte del bilancio”. Un parlamentare del blocco sciita di al-Maliki, Khazim al-Sayadi, ha invece urlato: “Schiacceremo con le nostre scarpe le teste di chi ha abbassato la bandiera irachena”, in un apparente riferimento alle forze curde, note come peshmerga, che sono entrate nei territori contesi a sud della regione autonoma, minacciate dall’offensiva dei militanti dell’Isil.