Al via vertice Ue: Londra contro la nomina di Juncker, ma è isolata

Bruxelles (Belgio), 26 giu. (LaPresse/AP) – Al via la due giorni di Consiglio europeo in Belgio. I capi di Stato e di governo dei 28 Paesi membri si incontreranno oggi a Ypres, a nordovest di Bruxelles, dove si terranno anche commemorazioni della prima guerra mondiale nel centenario; domani si vedranno invece a Bruxelles. Dalla riunione di domani è atteso l’ok alla nomina di Jean-Claude Juncker come presidente della Commissione Ue, ma il vertice si apre in un clima teso, vista la forte opposizione a Juncker manifestata dal Regno Unito, che è sempre più isolato e molti temono possa tornare ad arroccarsi nella minaccia di abbandonare l’Ue.

Su Juncker, 59 anni, ex premier del Lussemburgo, negli ultimi giorni si è consumato un botta e risposta a distanza fra il premier britannico, David Cameron, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Da una parte Cameron, volendo documentare la propria opposizione alla scelta di Juncker, ha chiesto che domani al vertice ci sia un voto formale sul futuro presidente dell’esecutivo Ue. Insieme a lui l’unico a opporsi a Juncker sarebbe il premier dell’Ungheria, Viktor Orban, ma finora nessun capo della Commissione Ue è mai stato nominato con l’esplicito no di uno Stato membro. Dall’altra parte però Merkel, forte sostenitrice di Juncker, parlando ieri al Bundestag ha affermato che “non sarebbe un dramma se eleggessimo a maggioranza qualificata” e non all’unanimità il nuovo presidente della Commissione.

Qualche giorno fa la cancelliera, prima della richiesta di voto da parte di Cameron, aveva usato toni più concilianti, apparentemente aprendo al Regno Unito. Pur ribadendo il proprio sostegno a Juncker, Merkel aveva detto che “non possiamo esaudire ogni desiderio” ma ogni Stato membro dell’Ue va preso seriamente e “in alcuni ambiti possiamo pensare a cosa sia molto importante per il Regno Unito”. Per arrivare a una mediazione, a Londra potrebbe essere offerto un posto importante nella nuova Commissione, come quello del commissario al Commercio.

Cameron considera l’Ue “troppo grande, troppo autoritaria e che interferisce troppo” nelle vicende nazionali e vorrebbe una maggiore indipendenza degli Stati membri. Quanto a Juncker, il premier britannico sostiene che incarni l’anima pro integrazione e che non restituirebbe mai parte dei poteri ai Paesi membri, e pertanto si oppone alla sua nomina. Cameron ritiene che l’esito delle elezioni europee di maggio, con l’avanzata dei partiti euroscettici e anti imigrazione, sia un campanello d’allarme per cui l’Ue “deve o cambiare o accettare il declino”.

In patria Cameron viene incalzato sia dai conservatori del suo partito, sia da quelli dell’Ukip di Nigel Farage, che chiedono di uscire dall’Ue. Lui, dal canto suo, ha promesso di rinegoziare i rapporti di Londra con Bruxelles e di tenere poi nel 2017 un referendum sull’appartenenza del Regno Unito all’Ue nel caso in cui sarà rieletto l’anno prossimo.

La posizione di Merkel ha subìto invece un’evoluzione. Subito dopo le elezioni europee, da cui è uscito vincente il blocco dei popolari europei (Ppe) di cui Juncker era appunto il candidato presidente, la cancelliera aveva detto che l’agenda Ue poteva essere applicata “da lui ma anche da molti altri”. Quelle dichiarazioni avevano però sollevato una pioggia di critiche da parte dei conservatori in Germania, portando Merkel a esprimersi da quel momento in modo sempre più deciso a favore di Juncker. La cancelliera però si è anche espressa più volte con vigore per sostenere la necessità che il Regno Unito resti nell’Ue.