Pretoria (Sudafrica), 17 mar. (LaPresse/AP) – Alcuni mesi prima che uccidesse la fidanzata Reeva Steenkamp, Oscar Pistorius raccontò di come estrasse la pistola ed entrò in “modalità di combattimento” dopo avere sentito il rumore di un possibile intruso in casa, che si rivelò poi essere solo il rumore di una lavatrice. È quanto ha testimoniato l’esperto di armi da fuoco Sean Rens in tribunale all’Alta corte di Pretoria, in Sudafrica, nel corso del processo per omicidio nei confronti di Pistorius. L’atleta è accusato di avere ucciso volontariamente Steenkamp dopo un litigio, mentre il campione paralimpico sostiene di avere aperto il fuoco contro la porta del bagno in cui la donna si trovava pensando che all’interno ci fosse un ladro.
Rens, che è direttore dell’Accademia internazionale di addestramento alle armi da fuoco di Walkerville, aveva conosciuto Pistorius nel 2012 e ha detto di avere avuto con lui numerose conversazioni dalle quali aveva intuito il suo “grande amore ed entusiasmo” per le armi. Raccontando l’episodio della lavatrice, il testimone ha detto che l’atleta “entrò in quella situazione che chiamiamo ‘codice rosso’ o ‘modalità di combattimento’. Quando arrivò alla fonte del rumore si accorse che era la lavatrice o una cosa del genere”. Lo stesso Pistorius scrisse un post su Twitter in cui descriveva l’incidente, avvenuto nel novembre 2012: “Non c’è niente come tornare a casa e sentire la lavatrice accesa pensando che fosse un intruso ed entrare in modalità di combattimento e ricognizione nel ripostiglio”.
Lo stesso Rens ha testimoniato anche che Pistorius rispose in modo corretto alle domande che gli furono poste quando volle procurarsi una pistola, nelle quali gli vennero prospettati ipotetici scenari legati al possibile uso di armi da fuoco in determinate situazioni. L’atleta, racconta il testimone, rispose correttamente a ogni scenario che gli venne presentato, affermando che era autorizzato a sparare solo se degli uomini con intenzioni minacciose gli si facevano avanti con un’arma in mano. Rens riferisce che il campione paralimpico gli chiese di procurargli sei armi fra pistole e fucili, per le quali Pistorius fece regolare richiesta di possesso il 22 gennaio 2013, poche settimane prima di uccidere Steenkamp con l’unica pistola che era autorizzato a tenere, una 9 millimetri. Le richieste vennero “respinte” quattro giorni dopo la morte di Steenkamp, come risulta dal Centro nazionale delle armi da fuoco della polizia del Sudafrica.