Grecia, il prezzo della crisi: a rischio la purezza dell’olio d’oliva

Atene (Grecia), 24 feb. (LaPresse/AP) – In Grecia la crisi potrebbe portarsi via anche l’olio d’oliva. Troika e Ocse infatti stanno spingendo il governo di Atene a un piano di liberalizzazione per un settore divorato, come il resto dell’economia del Paese, dalla crisi. La Grecia è il terzo produttore al mondo di olio di oliva, dopo Spagna e Italia. Sul tavolo l’ipotesi di consentire più libertà nelle miscele, in modo da poter mettere insieme pregiati olii exravergini con meno blasonate spremute di semi. In questo modo gli economisti contano di ottenere un drastico calo dei prezzi e rendere più competitiva la produzione greca sul mercato internazionale. Secondo il piano – redatto dall’Ocse in un corposo rapporto di oltre 300 pagine – l’olio d’oliva potrà essere venduto in confezioni enormi e miscelato con olii meno pregiati.

Idee che hanno subito spinto sulle barricate sia i consumatori che i produttori. “Io non ammetto questioni, per me c’è solo l’olio d’olilva”, dice Evgenia Papageorgiou, cuoco di un ristorante di piazza Syntagma, che fu il cuore delle proteste antigovernative. “Abbiamo l’olio migliore – aggiunge – e lo vogliamo mischiare? Non lo accetto e non lo accetterò mai”.

Dello stesso avviso Aris Kefalogiannis, amministratore delegato di Gaea, azienda produttrice fortemente impegnata sul fronte dell’export. “Permetteranno una miscela più economica e competitiva – dice – sui mercati internazionali. Ma l’olio greco è di una qualità molto elevata, questo è il suo punto forte e il suo vantaggio competitivo. Le miscele sono prodotti che possono essere realizzati in maniera efficiente in altri Paesi, non in Grecia”. D’altra parte i greci ci tengono perché sono i primi a consumare il loro olio. La Grecia ne realizza 300mila tonnellate all’anno, il 10% della produzione mondiale, e ogni greco ne consuma 18 litri, vale a dire i due terzi.